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Follini ha già la sua grande coalizione

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Ma non erano soli, c'erano molti dell'Udc (Duilio, Sterpa), di DL (Gerardo Bianco), l'ex Segretario CISL Pezzotta e l'autorevole ex commissario europeo, Mario Monti. Tutti concordi a volere un bipolarismo «meno muscoloso» perché artificioso, troppo estremo con forze eterogene che inducono Follini a dichiarare l'esistenza non di due poli ma di 4 nuovi raggruppamenti, e a candidarsi a far parte di quello di Centro, oggi poco strutturato, più confuso e attanagliato dall'egoismo e dal corporativismo. Disegna un sistema economico più liberista, concorrenziale, meno corporativo e uno politico non un trionfo della verticalità, ma capace di recuperare governabilità e rapporto con la gente. Modelli, su cui converge Di Pietro che denuncia un bipolarismo che lo fa a stare insieme a soggetti geneticamente a lui diversi, mentre si dichiara intenzionato a lavorare con Tabacci e Follini per costruire il soggetto nuovo, per affinità sui programmi e non dover stare con Bertinotti per paura di perdere. Ribadisce la lealtà verso il Governo e la coalizione di centro-sinistra che non vede più come tabù. Tutti escludono la Grande Coalizione, ma auspicano una legislatura di «responsabilità nazionale» individuando 4 o 5 temi istituzionali (riforma costituzionale, legge elettorale ) su cui ritengono necessari consensi più ampi della semplice maggioranza. tanto che Gerardo Bianco, erede della migliore tradizione democristiana, rompe il mito dell'autosufficienza del Governo, perchè se governare significa raggiungere un giusto risultato si può fare con l'apporto di voti oltre la maggioranza. Liberalizzare la politica, fluidificarla è l'arduo compito che si da il nascente gruppo di Centro e l'incontro avrà certo delle conseguenze.

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