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Farina «confessa» e si difende. L'Ordine lo «processa»

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Intanto, però, l'ordine di giornalisti lo mette sotto procedimento disciplinare. «Ho dato una mano ai nostri servizi segreti militari, il Sismi. Ho passato loro delle informazioni. Ne ho ricevute. Ho cercato contatto persino con i terroristi, mettendo a disposizione le miei conoscenze ma anche il mio corpaccione per salvare qualche vita, e difendere i nostri fratelli uomini. Ma non ho scritto su "Libero" una sola riga che non coincidesse con i miei convincimenti», così Renato Farina, vicedirettore del quotidiano diretto da Vittorio Feltri si rivolge al suo «capo» in una lettera pubblicata in prima pagina sul giornale, e in cui si riferisce al rapimento dell'imam Abu Omar, per il quale è stato interrogato venerdì dai magistrati per sette ore. «Ti scrivo come si fa a un amico e a un padre - inizia Farina - Quando è cominciata la quarta guerra mondiale, scatenata da Osama Bin Laden, ero animato da propositi eroici. La mia ambizione è sempre stata inconsciamente quella di Karol Wojtyla: lui morire nei viaggi, io sul fronte, magari in Iraq o in Qatar. Anche stavolta - continua - anzi ieri, mi sono comportato alla mia maniera: alè, in battaglia. Stavolta sono stato esaudito, ma così no, così è troppo pesante». Stavolta infatti, racconta il vicedirettore di «Libero», «non mi sono rotto una gamba, non ho avuto bucato il polmone da una scheggia di piombo, ma è stato appuntato il mio onore. In ogni articolo dove ho difeso la nostra intelligence di Stato (Stato=Italia) e i suoi atti contro il terrorismo, ero io-proprio-io. Ho combattuto con i miei articoli - mai con invettive, ma sempre argomentando - chi da anni non perde una giornata senza provare a demolire la credibilità celle istituzioni. Ho usato tutto - aggiunge Farina - secondo me dentro i confini della legalità, di certo seguendo una scelta morale trepidante ma molto salda». Farina afferma: «Essere accusati di combutta con il Sismi è un po' diverso dalla comunella con la camorra o con il vendersi ai traditori. Intanto continuo a confessare: non ho depistato un bel niente, non ho fatto il giornalista per essere una spia ben mimetizzata». Intanto, un «avviso di garanzia» relativo all'avvio di un procedimento disciplinare è stato inviato dall'Ordine dei Giornalisti della Lombardia a Farina e al suo collega Claudio Antonelli. Il Consiglio dell'Ordine si riunirà martedì.

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