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Sangalli invoca la concertazione

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In tale direzione, non è mancato l'ammonimento di Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, che nella sua relazione all'Assemblea annuale 2006 si è mostrato perplesso non tanto nel merito degli interventi di liberalizzazione in atto, quanto nei metodi adottati dal Governo. Il richiamo al decreto Bersani così, diventa motivo di polemica non solo da parte dell'opposizione ma anche delle rappresentanze di categoria, spiega il numero uno di Confcommercio. Non si esclude da più parti, la possibilità che modifiche e miglioramenti possano essere apportati a vantaggio di tutti. E ancora, rivolgendosi al Ministro Bersani, Sangalli conferma che, nell'ambito delle riforme necessarie per lo sviluppo e la crescita del Paese, ci sia sempre uno spazio politico da lasciare al confronto e alla concertazione; da qui l'ulteriore invito ad istituire con urgenza un tavolo di lavoro serio per adottare i provvedimenti in materia di liberalizzazioni. Lo scenario economico in atto, vede l'Italia crescere lentamente, con il Pil ancorato poco sopra l'1% e in una prospettiva di ulteriore rallentamento sul fronte interno e in ambito Ue. Ma se, come preannunciano le stime, l'economia europea crescerà poco nel prossimo anno, ancor meno crescerà la macchina italiana, frenata da vincoli di natura strutturale e non solo. La sfida per il nostro Paese sarà quella di misurarsi con la difficoltà di costruire una politica economica valida, e che sia in grado di far convergere al tempo stesso le esigenze di rigore in merito alle questioni di finanza pubblica con le risposte idonee a garantire crescita e sviluppo. Di fronte alla lentezza dei consumi, fermi a quota 0,9%, Sangalli lancia l'idea di puntare sulla produttività dei servizi che, come ha precisato, pesano per il 65% del prodotto interno lordo. Per far ciò, serve un «un forte impegno per favorire processi di innovazione tecnologica ed organizzativa», senza escludere una più avanzata collaborazione tra banca e impresa. È chiaro l'invito rivolto al mondo delle banche affinché queste prendano maggiormente in considerazione i giudizi oggettivi sull'innovazione e sulla serietà dei nuovi progetti imprenditoriali, piuttosto che, come sempre più spesso accade, limitarsi alla valutazione della solidità delle garanzie patrimoniali prestate. Pertanto a tal proposito, insiste ancora Sangalli, «Altra spina nel fianco per un'Italia che stenta a partire, è la questione del debito pubblico, che incide ormai per oltre il 106% del Pil, ad oggi il terzo più alto debito al mondo. Il costo sociale del nostro indebitamento neutralizza ogni anno circa due punti di Pil in più rispetto alla media degli altri paesi europei, per un valore prossimo ai 30 miliardi di euro, valore destinato a crescere in uno scenario di aumento dei tassi d'interesse. Tra le possibili soluzioni che andrebbero considerate, anche la proposta di alienazione di parte del patrimonio dello Stato, senza che ciò comporti un ammorbidimento nella tenuta della spesa pubblica, che rappresenta comunque la strada maestra per il miglioramento dell'avanzo primario. I tagli alla spesa corrente vanno perseguiti, e pertanto si tratterebbe di una "conditio sine qua non" affinché si giunga in tempi celeri ad un effettiva riduzione del deficit, anche se non necessariamente ciò debba avvenire con «Anche sul cuneo fiscale, la posizione di Confcommercio è improntata sulla valutazione del metodo da seguire. Infatti, la migliore tra le scelte sarebbe quella della generalizzazione su tutti i settori, ma qualora a prevalere fossero scelte selettive, allora il settore dei servizi non dovrebbe esserne escluso, così come dovrebbero beneficiarne soprattutto le categorie di lavoratori che si collocano in fascia medio-bassa; ma ancora una volta,in queste circostanze, a prevalere dovrà essere l'ottica del confronto e della partecipazione ampia al tavolo dei lavori.

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