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Gli azzurri pensano a «Rafforza Italia»

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«Noi non siamo qui perché si celebri il funerale del partito unico», ha sottolineato il presidente della Fondazione Liberal. Riconoscendo però che «indubbiamente viviamo una fase di stop». Neppure gli assertori del soggetto unitario pensano che i frutti del loro impegno possano essere colti a breve termine: lo stesso Adornato immagina non prima del maggio 2008 il congresso fondativo del nuovo partito. Un allungamento dei tempi inevitabile, dopo che i leader di An e Udc hanno frenato sul percorso unitario. Ma anche all'interno di Forza Italia hanno preso quota le argomentazioni di quanti ritengono prioritari un potenziamento e un maggiore radicamento territoriale del partito. Un'operazione ribattezzata «Rafforza Italia» dal presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, un amico molto ascoltato da Silvio Berlusconi. Al quale non sfugge che una più marcata crescita della classe dirigente nazionale e locale avrebbe potuto consentire agli azzurri di colmare anche quel sottilissimo distacco che ha consentito al centrosinistra di vincere alla Camera e ottenere il premio di maggioranza. Le cose sono però andate diversamente. E per Forza Italia è cominciata una «seconda traversata nel deserto» che, alla luce delle contraddizioni e delle divisioni palesate dal centrosinistra, potrebbe rivelarsi molto più breve della prima. Ma che comunque impone a Forza Italia una riflessione sulle mosse da compiere per recuperare lo slancio che nel 1994 le consentì di diventare subito il primo partito italiano, modernizzando nei modi e nei contenuti la competizione politica. Con un baricentro più forte anche il progetto del partito unitario - al quale Berlusconi non ha smesso di pensare - potrà consolidarsi. Ma questo non significa che il Cavaliere aspiri ad «acquisire i pezzi» dei partiti alleati: a scanso di equivoci, Paolo Bonaiuti, portavoce di Berlusconi, ha smentito le frasi su An che erano state attribuite all'ex premier. Rassicurazioni che il Cavaliere aveva già fornito direttamente agli alleati (nei giorni scorsi aveva incontrato Umberto Bossi e Gianfranco Fini, ieri ha visto Pier Ferdinando Casini e Lorenzo Cesa), con i quali ha fatto il punto sulle strategie a breve, medio e lungo termine. Strategie non sempre sovrapponibili, e in qualche caso palesemente divaricate, come Casini ha lasciato intendere nelle dichiarazioni fatte dopo il colloquio (significativa la sottolineatura del ruolo assegnato al prossimo congresso dell'Udc nell'ambito della «nuova stagione» della politica italiana, come pure l'assenza di un riferimento forte alla prospettiva unitaria - anche perchè «non è il momento delle decisioni affrettate»). Insomma, un no al partito unitario del centrodestra subito, sì a un coordinamento dei gruppi parlamentari che consenta l'adozione di un metodo comune da parte dell'opposizione. L'incontro con Berlusconi è servito soprattutto a sciogliere le tensioni che si erano create negli ultimi tempi nel rapporto tra il leader centrista e il Cavaliere. Il quale ha provato a insistere sulla strada del partito unitario e avrebbe chiesto al suo interlocutore la motivazione del ripensamento su un progetto che anche lui aveva condiviso. I tempi sono cambiati, gli avrebbe risposto Casini, facendo anche riferimento alla nuova legge elettorale in senso proporzionale e ai consensi che ogni partito della Casa delle libertà ha riscosso presentandosi in maniera autonoma con il proprio simbolo. Lo stesso Casini, più tardi, da Chianciano Terme ha commentato l'incontro in questi termini: «Abbiamo parlato a lungo con grande rispetto reciproco e con grande amicizia. È l'inizio di una nuova stagione, per quanto mi riguarda e per quanto riguarda la vita politica italiana è iniziata una nuova stagione».

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