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Avvocati pronti allo sciopero

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È durissima la reazione dei professionisti al decreto di correzione dei conti pubblici varato venerdì dal Consiglio dei ministri. Un provvedimento che contiene anche un pacchetto di misure sulla liberalizzazione di prestazioni e servizi. E che è stato interpretato come un attacco frontale al mondo delle libere professioni. Nel mirino soprattutto l'eliminazione delle tariffe minime, ma anche la possibilità per gli studi di farsi pubblicità e il via libera alle società multiprofessionali. A suonare la carica è Maurizio De Tilla, presidente della Cassa di previdenza forense e numero uno della Federazione degli ordini degli avvocati europei. «Il Governo ha dimostrato di essere nemico delle professioni - dice a Il Tempo De Tilla - quello che lascia sbigottiti è il modo in cui è stato realizzato il blitz a nostro danno, senza la concertazione tanto vantata in campagna elettorale, con un provvedimento d'urgenza subdolo che sarà convertito ad agosto, durante le ferie estive e quindi in un momento di scarsa attenzione per i lavori parlamentari. Anche per questo la nostra reazione sarà durissima». Sulle modalità della protesta De Tilla è ancora più esplicito. «Penso a un'astensione a tempo indeterminato di tutti gli avvocati italiani dai processi, con una grande manifestazione davanti a Palazzo Chigi. Purtroppo siamo già arrivati allo scontro frontale, a questo punto sono convinto che il prossimo passo sarà eliminare gli ordini». Un'ipotesi che i professionisti non sono disposti ad accettare. «Hanno dichiarato guerra a due milioni di lavoratori - sostiene De Tilla - un lusso che non può permettersi un Governo che ha vinto le elezioni con una manciata di voti in più». Non ci sono dubbi che si tratti di guerra aperta. Presto - assicura il presidente degli avvocati europei - il ministro dello Sviluppo economico Pierluigi Bersani finirà sul patibolo. «Chiederemo subito le sue dimissioni». De Tilla critica non solo i modi, ma anche i contenuti del decreto. L'abolizione delle tariffe minime, spiega, «contraddice un voto del Parlamento europeo che risale marzo di quest'anno secondo cui le prestazioni svolte dagli avvocati davanti ai giudici non sono sottoposte alla normativa sulla concorrenza, visto che in quella sede hanno una funzione pubblicistica di tutela dei diritti fondamentali». L'avvocato «non è un semplice fornitore di servizi ma è un prestatore di attività personali basate su un rapporto fiduciario con il cliente. Non si possono applicare le norme mercantili come avviene nei paesi anglosassoni». Non mancano dubbi anche sugli aspetti giuridici. «È gravissimo che il Governo voglia eliminare anche il divieto del patto di quota lite (percentuale sull'oggetto del giudizio, cioè su quello che il cliente ricava, ndr). In questo modo si abbatte una garanzia etica fondamentale della professione» Altro capitolo riguarda la possibilità per i professionisti di farsi pubblicità «La pubblicità riguarda un prodotto, non il ruolo del professionista», taglia corto De Tilla, che non risparmia critiche anche alla possibilità di istituire società multiprofessionali. «Sono vietate da una direttiva europea». Insomma una bocciatura totale. «Il decreto è un atto offensivo nei confronti del mondo delle professioni - conclude De Tilla - Non si sarebbero mai permessi di varare un simile provvedimento nei confronti del lavoro dipendente senza interpellare i sindacati. Noi invece siamo stati messi da parte».

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