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Il ministro della Difesa vuole abbandonare i nostri connazionali I caccia Amx in Afghanistan? «Decideremo con gli alleati»

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E lo faremo anche se nel Paese resteranno nostri connazionali civili, che rimarranno così praticamente indifesi. Parola di ministro. Lo ha detto, infatti, il responsabile della Difesa Arturo Parisi parlando con i giornalisti a margine di una manifestazione militare in provincia di Viterbo. «L'obiettivo del governo è tornare dall'Iraq nei tempi tecnici più brevi possibili - ha spiegato Parisi - Quando affronteremo il problema in Parlamento avremo modo di illustrare le linee di condotta, sempre guidate da un obiettivo di rientro entro l'anno». Il ministro ha spiegato che si tratta di un piano di rientro «sufficientemente differenziato» da quello che aveva messo a punto il precedente governo. In ogni caso «il nostro obiettivo è quello di tornare nei tempi tecnici più brevi possibili». Il ritorno a casa, ha detto ancora Parisi, «deve essere effettuato nelle condizioni di massima sicurezza per i nostri soldati e per quel che riguarda le popolazioni coinvolte, sulla base di concertazioni con il governo iracheno e con le altre parti interessate». A chi pensava che comunque alcuni militari italiani sarebbero rimasti nel Paese dei due Fiumi a proteggere i civili, Parisi ha tolto ogni speranza: neppure un'eventuale presenza di civili giustificherebbe la permanenza di militari in Iraq, perchè «sarebbe in contrasto con il mandato ricevuto dagli elettori». Quindi, i soldati andranno via comunque da Nassiriya, nei «tempi tecnici più brevi possibili. Abbiamo dichiarato la nostra disponibilità - ha continuato Parisi - a dare tutto il sostegno possibile per quanto riguarda la ricostruzione economica e sociale del Paese e per quel che riguarda la ricostruzione della democrazia irachena. Abbiamo anche chiarito, allo stesso tempo, che la nostra presenza civile non può in alcun modo giustificare una ridefinizione della nostra presenza militare perchè sarebbe in contrasto con il mandato ricevuto dagli elettori». Quindi né civili, né militari? «Noi diciamo: "no militari», risponde il ministro, facendo capire di riferirsi al suo ambito di competenza. Quindi aggiunge: «Se è possibile definire delle modalità riguardanti il sostegno al processo di ricostruzione dell'Iraq, la disponibilità del governo permane e noi rimaniamo all'interno di questo binario». Il decreto di rifinanziamento di questa e delle altre missioni verrà definito nel prossimo CdM? «Non abbiamo ancora definito l'ordine del giorno della riunione - risponde Parisi - ma evidentemente dobbiamo affrontare presto» la questione. «Esistono delle scadenze già predeterminate per cui si dovrà definire entro il mese lo strumento parlamentare. Il Consiglio dei Ministri dovrà decidere sulla base dell'istruttoria predisposta dai ministri competenti», cioè quelli della Difesa e degli Esteri. Intanto il ministro «apre» alla Nato sulla questione Afghanista. Dal suo ministero ventiquattro ore prima erano giunte parole rassicuranti per l'ala radicale dell'Unione. «L'impegno italiano in Afghanistan non cambia», aveva fatto sapere il ministro. Ieri, invece, Parisi ha cambiato musica. Non un dietrofront, ma certamente una prima apertura alla Nato. Alla richiesta del segretario generale Jaap de Hoop Scheffer di più truppe, forze speciali e mezzi aerei (in particolare i caccia tricolori Amx) da utilizzare nella guerra contro i talebani, il ministro ha fornito ieri un timido assist: «Decideremo insieme agli alleati come deve svolgersi il nostro impegno in Afghanistan - ha detto Parisi - L'Italia ha confermato il riconoscimento di un impegno condiviso. Un impegno in continuità con il passato, condiviso con gli alleati». Tutto ciò, ha proseguito, «in un quadro che noi sappiamo essere diverso radicalmente da quello iracheno. E quindi, a partire da questa condivisione, noi decideremo insieme agli alleati come deve svolgersi l'impegno». «Ma i caccia Amx verranno inviati in Afghanistan?», gli hanno chiesto i cronisti presenti. «I dettagli - ha risposto il responsabile della Difesa, che ha presenziato all'esercitazione Mare aperto 2006, in

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