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«Il cuneo fiscale? Non hanno i soldi per ridurlo»

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L'economista Baldassarri: «Vogliono distruggere quello che ha fatto Berlusconi, ma sarà un danno»

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La politica che questo governo sta facendo è quella dell'essere contro tutto quello che ha fatto il centrodestra. Il motivo è chiaro. Finchè dicono no sono tutti uniti ma quando devono passare alle proposte, ecco che la coalizione di centrosinistra si spappola». Mario Baldassarri, economista e ex viceministro all'Economia nella scorsa legislatura guarda con perplessità ai primi passi del governo Prodi. Come le sembra questo programma dei primi cento giorni? «Perchè c'è un programma? Quale è? Mi sembra una lista della spesa, un elenco di cose ovvie. Ma è chiaro perchè l'Unione vuole restare sul generico. Su ogni argomento hanno almeno tre diverse opinioni. Prendiamo ad esempio quando Prodi parla di liberalizzare il mercato dell'energia e riprendere i rigassificatori». Cosa c'è che non la convince nel progetto energetico? «Anche su questo tema sono stati volutamente generici. Il problema dell'energia è che siamo bloccati su gas e petrolio e su un unico mezzo di trasporto che sono i tubi. Quando Prodi parla di liberalizzazione del mercato energetico vuol dire che oltre a petrolio e gas si usa anche il carbone? E quando parla di rigassificatori non dice chi li fa. E poi il nucleare viene riattivato o no? Non è detto. La vera diversificazione è il nucleare che altri hanno già come la Francia. Poi vogliamo parlare della riduzione del cuneo fiscale?» Un vantaggio per imprese e lavoratori, o no? «La Confindustria ha chiesto la riduzione di 5 punti subito e di altri 5 durante la legislatura. Costo complessivo 20 miliardi. Dove li trovano? E poi danno dieci miliardi a tutti o li danno per la competitività in proporzione a chi esporta? Ma questo significa escludere banche e assicurazioni. A chi si intende dare questa riduzione? Con circa 10 miliardi si azzererebbe l'intero costo del lavoro dalla base imponibile dell'Irap». Ma sulla legge Biagi sono stati chiari. Vogliono trasformarla dando meno spazio alla flessibilità. «Prodi vuole ridurre i vantaggi dei posti flessibili il che significa che aumenteranno i contributi sociali su questi contratti. Allora faccio una controproposta: azzerare l'Irap a chi trasforma il precario in stabile. È più intelligente. E poi quando il ministro Damiano dice di voler abolire il lavoro a chiamata significa che si torna alle liste degli uffici di collocamento? Cioè l'impresa non verifica più chi è la persona. Sapete quale sarà il risultato? Si torna indietro nel tempo e le imprese non assumono». Anche sulla riforma previdenziale il ministro Damiano dice di voler intervenire abolendo lo scalone del 2008. Che ne pensa? «Ci metteranno dieci anni spalmandolo nel tempo. Dimenticano che il sistema contributivo è stato già introdotto dalla legge Dini e tutti coloro che nel '95 avevano meno di 18 anni di versamenti sono a sistema contributivo e avranno una pensione inferiore del 30%. Insomma il governo si prepara a smantellare quanto è stato fatto dallla Cdl ma senza sapere che fare. Altro esempio è la riforma costituzionale». Sul referendum per la devolution sarà battaglia dura. «Dire no al referendum significa tornare alla riforma del centrosinistra del titolo V, una follia. Si va a una situazione peggiore di quella che c'era prima». La polemica più forte è sui conti pubblici. Prodi dice che è un disastro voi un polverone. «La Cdl aveva posto come obiettivo di deficit il 3,8% concordandolo con la Ue. Ora si parla di 4,1% cioè 0,3% in più quando ancora l'anno deve finire. Su questo si è scatenato il polverone. Nel 2001 feci io la due diligence al ministero. La relazione trimestrale del 5 aprile 2001 del centrosinistra indicava un deficit dello 0,8% senza alcun intervento da fare. L'Eurostat certificò il 3,2% cioè 60.000 miliardi di vecchie lire in più. L'ultimo deficit del centrosinistra è stato 4 volte in più del previsto e ora si scatena un putiferio perchè dal 3,8% si potrebbe andare al 4,1% in assenza di interventi. Perchè nel 2001 sono stati tutti zitti compresi quegli economisti che ora si strac

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