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«Serve un uomo di garanzia»

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Il centrosinistra ha i numeri per eleggere il presidente dei Ds ma questo significherebbe un arroccamento su una maggioranza risicata e non rappresenterebbe di certo la risposta migliore a una esigenza di dialogo a livello di istituzioni». Maurizio Gasparri di Alleanza Nazionale si muove con cautela nel maneggiare il difficile tema dell'elezione del presidente della Repubblica ma fa intendere che l'eventuale candidatura di D'Alema farebe di nuovo salire la tensione tra i due schieramenti. E se l'esponente di An non è un fautore delle larghe intese che invece vorrebbe Berlusconi, è però convinto che sul Capo dello Stato, i leader dei due schieramenti dovrebbero mettersi attorno a un tavolo e ragionare su alcuni nomi super partes. «Ma in modo riservato senza proclami a Porta a Porta». Il rifiuto di Ciampi a restare al Quirinale ha rimescolato le carte. I Ds spingono per D'Alema. Sicuri che nel centrodestra c'è un no netto? «È opportuno che si individui una figura di garanzia. Dal voto di aprile è uscito fuori un Paese spaccato che non può essere monopolizzato da una presunta maggioranza che poi non è tale. Il Presidente per le funzioni che ha e il ruolo che svolge non dovrebbe essere un leader di partito ma una figura super partes. E questo vale a maggior ragione in un Paese diviso in due. Ciampi era il prototipo di questo tipo di figura ma si è chiamato fuori. Non so se ci sono margini di ripensamento, ove ce ne fossero, vanno esplorati». Eppure D'Alema ad alcuni del centrodestra, come Ferrara e Guzzanti, non va poi così di traverso. «Sia chiaro: D'Alema ha un curriculum di tutto rispetto ma non risponde a requisiti di super partes». Ciò non toglie che se il centrosinistra si impunta, ha i numeri per farlo eleggere. «Il centrosinistra ha i numeri per far eleggere D'Alema. Va ricordato che alla quarta votazione basta la maggioranza assoluta. Ma attenzione: sarebbe un'azione di forza che di certo non gioverebbe al dialogo con l'opposizione.La posizione di D'Alema è quella di un uomo impegnato nel dibattito politico e che quindi in virtù di questo ruolo non è spendibile per una funzione di garanzia». Insomma temete che il presidente dei Ds, una volta al Quirinale, potrebbe fare lo sgambetto alla Cdl? «Faccio un esempio perché sia chiaro il problema che si potrebbe determinare. Una delle prerogative del Capo delo Stato è di sciogliere le Camere ma anche un solo ramo del Parlamento. Ora l'esito elettorale ha dato al centrosinistra il premio di maggioranza alla Camera. Al Senato lo scarto è sul filo del rasoio. Allora chi ci dice che un presidente come D'Alema politicamente schierato, non si avvalga della facoltà di sciogliere solo il Senato. Ma il paese cosa fa torna di nuovo alla urne? Va ricordato che il presidente della Repubblica è anche a presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Insomma la situazione è molto delicata. La mia non è una valutazione critica e offensiva nei confronti di D'Alema ma dico solo che il capo di un partito in questa fase della vita politica del Paese, non può andare al Quirinale. È come se durante una partita di calcio fosse chiamato un giocatore a fare da arbitro. Non è possibile». Forza Italia spinge per Gianni Letta. An che ne pensa? «Letta sulla carta risponde a requisiti di distacco dalla militanza politica. Non ha mai partecipato a congressi Forza Italia, non è iscritto al partito di Berlsuconi nè è mai intervenuto a qualsiasi manifestazione di partito. Si è comportato con spirito istituzionale che tutti gli hanno riconosciuto». Ma di Letta a sinistra si dice che è troppo legato a Berlusconi. A questo punto non sarebbe preferibile che il centrodestra definisse una rosa di nomi su cui confrontarsi con Prodi? «Sono contrario alla lista dei nomi dei candidati. Così facendo vengono targati come appartenenti a uno schieramento. Guardate cosa è successo a Marini. C'è stato chi ha prospettato l'ipotesi che da Palazzo Madama potesse salire al Colle e lui giustamente si è subito tirato fuori. Noi non

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