
«Per il Colle il favorito è Amato». E ricordano il 1992

Left wing, la newsletter online alla quale collaborano parecchi esponenti della sinistra di nuova generazione vicina a Massimo D'Alema (tra i fondatori ci sono Francesco Cundari, redattore del Riformista e, secondo i suoi amici blogger, «nume tutelare» della gioventù dalemiana, e Matteo Orfini, segretario personale del presidente Ds), preferisce sottrarsi al gioco di coloro che candidano questo o quel nome alla presidenza della Repubblica solo per «bruciare personalità sgradite». Anche perché, scrive, «lo sanno tutti, ormai, che la candidatura più forte è quella di Giuliano Amato». Così, con malizia, i giovani dalemiani ripropongono un'intervista al curaro rilasciata dall'allora deputato del Pds Franco Bassanini ad Antonio Padellaro e pubblicata sull'Espresso del 31 maggio 1992, «nel pieno - si ricorda nel distico introduttivo - del dibattito sull'elezione del presidente della Repubblica». L'eloquentissimo titolo dell'intervista era: «Dottor Amato e Mister Hyde». E l'occhiello recitava: «Quirinale/candidati mancati - Il consigliere di Craxi in corsa per il Colle? Il deputato Bassanini ha avuto un sussulto: lui non lo avrebbe mai votato. Qui spiega perché». Bassanini esordiva con un ricordo: «Mettendo a posto delle carte ho trovato una lettera di Giuliano. Mi scriveva nell'estate del 1976, due mesi dopo l'ascesa di Craxi alla segreteria del Psi, con queste parole: "Caro Franco, piuttosto che fare politica con questi cravattari sarebbe meglio ritirarsi a vita privata. Ma noi non ci ritireremo"». Ma in politica - obiettava Padellaro - non è lecito cambiare idea? «Certo, ma quando alla vigilia delle elezioni per il Quirinale ho letto quella frase di Amato: "Tra Bobbio e Forlani preferisco Forlani", ho avuto un brivido. Bobbio è stato un maestro di pensiero per Giuliano e per me, e con Giuliano in particolare aveva rapporti intensissimi. Dopo il Midas, Bobbio ispirò tutta l'area di opposizione a Craxi. Ci fu un famoso convegno all'hotel Parco dei Principi e Amato fece contro il craxismo uno dei discorsi più duri». Poi, però, qualcosa cambiò. «Devo riconoscere che anch'io - ammetteva Bassanini - sono stato attirato dalle qualità di Bettino». Ma nel 1981, raccontava, «io e altri venimmo cacciati dal Psi perchè osammo denunciare il problema della corruzione nel partito». In quell'occasione Amato «non si fece vivo e ciò mi amareggiò molto. Poi, nell'estate del 1983, Craxi avviò le consultazioni per la formazione del primo governo a guida socialista. Fui ricevuto dal presidente incaricato. Accanto a lui c'erano il capo della segreteria Gennaro Acquaviva e Amato, sottosegretario alla presidenza del Consiglio in pectore. Quando mi vide, Craxi mi disse ridendo: "Caro Franco, se tu non avessi fatto tutte quelle fesserie adesso saresti al suo posto". E indicò Amato. Mi ricordo che pensai: ma io non avrei né le capacità né lo stomaco di Giuliano».
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