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«Troppi ritardi, a rischio i fondi»

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L'Europa ammonisce l'Italia: ora bisogna fare in fretta

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Bruxelles dice che bisogna fare in fretta, che il ritardo accumulato per l'avvio dei lavori del tunnel di Venaus sfiora ormai i 30 mesi. A questo punto non si può attendere all'infinito per ultimare la tabella di marcia dei 30 progetti prioritari per il completamento della rete di trasporto transeuropea, si mormora nella commissione trasporti comunitaria. Inoltre rischiano di salatare anche i finanziamenti. Ci sono infatti da ripartire 7,2 miliardi di euro per ilperiodo 2007-2013 e la programmazione finanziaria va fatta entro gennaio ma occorre chiarezza di impegni sui progetti dei governi. E non si può aspettare dicembre. E il primo passo a livello tecnico è stato fatto dal momento che ieri Bruxelles ha accolto il voluminoso rapporto di 160 pagine realizzato dagli esperti indipendenti incaricati dalla Commissione europea di valutare gli studi fatti dalla Ltf (la società italo-francese Lione Torino Ferroviaria), in seguito alle preoccupazioni degli abitanti della Val di Susa. «Questa valutazione è un eccellente punto di partenza per rilanciare il dialogo nella valle di Susa, era importante che la popolazione potesse disporre di un'informazione trasparente e imparziale», ha detto il commissario Ue ai trasporti Jacques Barrot. In attesa del primo confronto di oggi, quando la coordinatrice dell'asse transeuropeo, l'ex commissaria Loyola De Palacio, illustrerà a Torino l'esito dello studio, Bruxelles ha dato quindi un primo giudizio positivo ritenendo che il rapporto offra alla popolazione il modo di giudicare «in maniera oggettiva la pertinenza del progetto, le misure prese sull'ambiente e il controllo dei rischi potenziali sulla salute». Gli esperti spiegano di aver analizzato «una massa considerevole di informazioni e di dati tecnici messi a disposizione da Ltf sugli aspetti della salute, dell'ambiente e delle previsioni di traffico». Dall'analisi emerge che «gli studi di Ltf sulle previsioni di trasporto e sugli aspetti relativi alla salute e all'ambiente sono coerenti. La società ha svolto il suo compito in modo serio con indagini approfondite su aspetti considerati come litigiosi quali l'amianto o il radon». Insomma il via libero tecnico c'è ora manca quello politico. E qui cominciano i guai dal momento che il popolo dei «no Tav» è di nuovo sul piede di guerra e pretende che il nuovo governo di centrosinistra mantenga le promesse archiviando il progetto per la Val di Susa. Il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio, ha detto, «che le opere pubbliche devono essere costruite con il consenso e il coinvolgimento delle comunità locali». I Verdi, ha aggiunto, proporranno che sulla vicenda Tav «ci sia un incontro tra Romano Prodi e il presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso».

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