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Mastella verso la Difesa per «blindare» il Senato

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Lo sa bene Romano Prodi, presidente del Consiglio in pectore, che da giorni sta cercando di trovare le «giuste dosi» per portare a casa il suo esecutivo. Alchimie sottili che però, alla fine, potrebbero risultare determinanti. Due le esigenze. Compensare la Quercia dopo la rinuncia di Massimo D'Alema alla presidenza della Camera. Accontentare tutti i «cespugli» che, soprattutto al Senato, potrebbero risultare decisivi. E, proprio da quest'ultimo fronte, potrebbero arrivare le sorprese più interessanti. Il «metodo Bertinotti» (forzare la mano per ottenere qualcosa), infatti, sembra aver fatto proseliti. Lo sa bene Clemente Mastella che, negli ultimi giorni, ha cercato in tutti i modi di avanzare le sue richieste arrivando addirittura ad ipotizzare l'appoggio esterno. E non è un caso che, nelle ultime ore, sembrano aumentate le possibilità che il leader dell'Udeur possa ottenere il ministero della Difesa. Anche perché, per il dicastero di via XX Settembre, sembra ormai una corsa a due tra lui e Arturo Parisi. Un fedelissimo a cui il Professore potrebbe chiedere un sacrificio in nome dell'unità della coalizione e, soprattutto, per evitare sorprese venerdì quando, al Senato, Franco Marini dovrà cercare di far sua la battaglia per la presidenza di Palazzo Madama. Una battaglia in cui i tre senatori centristi potrebbero fare da ago della bilancia. Tra gli altri «cespugli» sembra invece confermata la strategia dei Comunisti Italiani che non avrebbero nessuna intenzione di entrare nel futuro governo, mentre una casella a testa dovrebbe toccare a Italia dei Valori, Verdi e Rosa nel Pugno. Per Di Pietro la poltrona dovrebbe essere quella dell'Agricoltura. Ambiente o Infrastrutture dovrebbero toccare ad Alfonso Pecoraro Scanio, mentre Emma Bonino potrebbe diventare il prossimo ministro delle Politiche Comunitarie. Più complicata la partita che riguarda i due principali partiti della coalizione. È chiaro che, tra le priorità di Prodi, c'è sicuramente quella di compensare la Quercia. Proprio per questo il segretario Piero Fassino avrebbe già presentato una lista di nomi che, secondo lui, dovranno assolutamente entrare nel futuro governo. Tra gli altri figurano il neosenatore romano Goffredo Bettini (in corsa per i Beni Culturali), il coordinatore della Segreteria Vannino Chiti (che potrebbe finire ai Rapporti con il Parlamento), il «responsabile nazionale del progetto» Pierluigi Bersani (per lui si parla delle Attività Produttive). Non solo, Fassino avrebbe indicato anche Barbara Pollastrini, Giovanna Melandri, Livia Turco e Anna Finocchiaro. Una griglia di donne da cui dovrebbero uscire i nomi delle tre «ministre» diessine che entreranno nel prossimo esecutivo (due, quelle in quota Margherita, dovrebbero essere Rosy Bindi e Linda Lanzillotta). Non si scioglie invece la riserva attorno a Massimo D'Alema. Il presidente della Quercia ha chiesto una sola cosa: il ministero degli Esteri. Dovesse tramontare questa ipotesi nessuno sa cosa accadrà. E il rebus interessa anche Piero Fassino. Anche lui vorrebbe gli Esteri (ma solo se D'Alema fosse bocciato), altrimenti punterebbe deciso all'Economia. In casa Margherita, invece, si respira un'aria più serena (anche se c'è molta agitazione per l'elezione del presidente del Senato). Francesco Rutelli, infatti, avrebbe ormai ipotecato il ministero degli Interni. Ancora irrisolto, infine, il nodo che riguarda palazzo Chigi. Nelle ultime ore sembrano leggermente scese le possibilità che Enrico Letta possa succedere a suo zio come sottosegretario alla Presidenza. I ben informati dicono che difficilmente il Professore lascerà a piedi il fedelissimo Ricardo Franco Levi che, perso il posto di portavoce del presidente del Consiglio (che spetterà quasi sicuramente a Silvio Sircana), non vuole assolutamente rinunciare al governo.

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