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di PAOLO ZAPPITELLI PIÙ difficile di un Sudoku per matematici esperti.

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Così se ieri Bertinotti, grazie al beau geste di D'Alema, ha conquistato la poltrona di Presidente della Camera, resta in piedi il rebus di quale — o quali — ministeri dare a Rifondazione e di quali spazi si possono invece concedere a Di Pietro, Mastella e Pecoraro Scanio. Abbastanza facile capire i posti che Rifondazione non otterrà mai: il ministero dell'economia, quello degli Interni, gli esteri, la Difesa e le Infrastrutture. Su quelle poltrone Prodi non sistemerà nessun collega del leader Fausto. Fuori gioco anche il Welfare, posto già promesso, di fatto, a Savino Pezzotta, dimessosi dalla guida del sindacato prima delle elezioni in pratica solo con questo scopo. Probabile allora che Rifondazione possa aspirare a due poltrone: quella della giustizia, con Giuliano Pisapia, e quella dell'istruzione con Patrizia Sentinelli, ex segretaria romana del partito e da anni impegnata proprio nel settore della scuola. Ma su quest'ultima ipotesi potrebbero pesare come macigni le preoccupazioni di tutto il mondo cattolico: con un ministro di Rifondazione che cosa potrebbe accadere delle scuole private e della battaglia che è stata fatta per garantire la parità di trattamento con la scuola pubblica? Prodi potrebbe così scegliere un posto meno scomodo come quello delle Pari Opportunità, poltrona che il partito di Bertinotti accetterebbe comunque di buon grado. Ma dentro questa partita il leader dell'Unione deve far entrare anche i partiti più piccoli. I più tranquilli, per il momento, sembrano essere i Comunisti Italiani. Oliviero Diliberto pare essere orientato a non entrare nella squadra di governo per conservare la segreteria del partito. E per gli altri suoi colleghi, è il ragionamento, si vedrà cosa decide Prodi. Più «affamati» tutti gli altri. Antonio Di Pietro ha spiegato, riservatamente, che vorrebbe il ministero per le politiche agricole, mentre pubblicamente ha ribadito più volte che si affida alle decisioni che prenderà il Professore. I Verdi invece puntano decisamente sul ministero delle Infrastrutture, magari anche a una parte sola, quella dei Lavori Pubblici se dovesse essere scorporato dai Trasporti. Oppure a quello che da sempre è nelle aspettative dei Verdi, l'Ambiente. Chi gioca la solita partita spregiudicata è invece il leader dell'Udeur Clemente Mastella. Tra i suoi ultimi «desiderata» c'è la poltrona di ministro della Difesa e forse Prodi, costretto a escludere uno dopo l'altro una serie di candidati, alla fine potrebbe anche accontentarlo. Anche se il Professore preferirebbe far accomodare su quella delicatissima poltrona il suo Arturo Parisi. Ma Mastella ha fatto pressing anche sulla poltrona di presidente del Senato, già praticamente assegnata a Franco Marini, e ha alzato il tono della polemica con gli alleati colpevoli, a suo dire, di non considerare abbastanza l'Udeur. Minacciando, ovviamente, l'appoggio esterno al governo se non fosse stato preso nella giusta considerazione. Un altro numero che Prodi deve incasellare nel suo infernale Sudoku.

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