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L'Italia indossa la maglia nera quanto a posizionamento nella classifica sulla crescita in Eurolandia (+2% il Pil 2006) facendo meglio solo del Portogallo

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Impegni enormi, che «necessitano di essere affrontati quasi sul piede di guerra». È il Fondo monetario internazionale, attraverso il suo capoeconomista, Raghuram Rajan, a tracciare il quadro sullo stato di salute dell'Italia. Ieri nel corso della presentazione del World Economic Outlook di aprile, Rajan esprime più di una preoccupazione su un contesto economico deteriorato: «Spero — ha osservato — che il nuovo governo comprenda la gravità della situazione. Noi aspettiamo e vedremo». Le previsioni del Fondo sul Pil italiano sono riviste al ribasso rispetto a settembre a differenza della gran parte dei partner europei: +1,2% invece dell'1,4%. Più marcato il taglio relativo al 2007, pari allo 0,3%, per un prodotto interno lordo in progresso del'1,4% a fronte dell'1,7% precedente. Il rapporto deficit/Pil è ipotizzato al 4% per l'anno in corso e al 4,3% per il 2007. In più, dopo l'inversione di rotta del 2005, con un rialzo al 106,3% del Pil, continuerà anche nel 2006 il trend di crescita del debito pubblico italiano al 106,9%, per salire ancora nel 2007 fino al 107,6%. Nella Trimestrale di cassa il governo Berlusconi ha previsto per quest'anno una espansione del pil dell'1,3% con il deficit al 3,8%, mentre il debito è stimabile al 108% del prodotto. L'inflazione si attesterà al 2,5% e al 2,1% nel 2006 e nel 2007, mentre negli stessi anni il Fondo stima un progressivo miglioramento del contesto occupazionale, con i senza lavoro in calo prima al 7,8% e poi al 7,6%. L'Italia, secondo i tecnici dell'Fmi, indossa quindi la maglia nera quanto a posizionamento nella classifica sulla crescita in Eurolandia (+2% il Pil nell'anno in corso), facendo meglio solo del Portogallo (+0,8% nel 2006). «Credo e spero — ha rilevato Rajan, a proposito della possibile uscita del Belpaese dalla valuta unica, come scenario ipotizzato sul medio periodo dal Financial Times — che non ci siano le possibilità che l'Italia lasci l'euro. Sono solo speculazioni». Quello che invece Rajan ritiene prioritarie e da portare a termine quanto prima sono le «riforme macroeconomiche e strutturali», come, ad esempio, quelle «nei prodotti e nei servizi finanziari». Si tratta di misure, che da un lato interessano tutti i Paesi europei (come nel caso della flessibilità del mercato del lavoro, «ci sono troppe rigidità»), ma che dall'altro servono nel caso specifico dell'Italia a recuperare la «competitività persa negli ultimi anni: è presto per dire cosa il nuovo governo sarà capace di fare». Nel frattempo, il prossimo esecutivo dovrà far fronte, dopo essersi insediato ed avere preso la piena operatività, a una grana di rilievo: la correzione dei conti pubblici per un necessario riequilibrio. «Sì», risponde secco Rajan a una domanda sull'argomento: «Abbiamo detto cosa fare, ci sono misure urgenti da prendere». Sulle previsioni del Fmi è intervenuto Renato Brunetta, il consigliere economico di palazzo Chigi: «Le variabili sono tante, il prezzo del petrolio, le crisi internazionali» e comunque «si parla di differenze di pochi decimali. Quello che conta è che c'è una ripresa in atto dell'economia reale, vedremo come si spalmerà nel 2006». Secondo Brunetta la finanziaria 2006 garantirà l'impegno assunto con Bruxelles di portare il deficit sotto il 3% nel 2007. Per quel che riguarda il 2007, invece, Brunetta aspetta di vedere la Finanziaria di Prodi. «In base agli impegni presi con Bruxelles bisognerebbe fare una correzione di un punto di pil (circa 13-14 miliardi). Ma se nella finanziaria ci fossero l'aumento della tassazione del risparmio o magari lo stop alla riforma delle pensioni con l'abolizione dello scalone allora ci sarebbe sicuramente un contraccolpo sui conti pubblici perchè l'effetto sul debito si farebbe sentire immediatamente».

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