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Giovanna Melandri

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«Promuoviamo un New Deal della cultura. Aiuti ad anziani e ragazzi»

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Eletta a Montecitorio per la prima volta nel '94, ha alle spalle tre mandati parlamentari ed è stata, dall'ottobre 1998 al giugno 2001 ministro per i Beni e le Attività Culturali nei governi D'Alema e Amato 1) Per far ripartire l'Italia. Per le donne, duramente colpite da questo Governo, ultime in Europa per occupazione e lasciate sole nel lavoro domestico. Per gli anziani, che più di tutti hanno subito gli aumenti incontrollati dei prezzi. Ma, soprattutto, per i nostri ragazzi, a cui dobbiamo saper offrire più certezze e meno precarietà. 2) Risanare i conti pubblici e far ripartire l'economia tirandola fuori dalla palude della Crescita Zero. Promuovere politiche per le donne: più asili nido e occupazione. Investire nel rilancio del nostro patrimonio culturale, sviluppando il turismo. Per Roma Capitale, seguiremo il Protocollo firmato da Prodi e Veltroni. 3) Non sono in contrapposizione. I Pacs non sono nemici della famiglia, ma uno strumento necessario a far uscire dal sottoscala del diritto tutte le coppie italiane alle quali è negato riconoscimento legale. 4) Prodi è stato chiaro: Bot e Cct già emessi non verranno toccati. Non metteremo le mani nelle tasche vuote degli italiani. Le nostre politiche fiscali saranno dettate da un unico principio: far contribuire ciascuno secondo le proprie possibilità, per finanziare lo Stato Sociale. Abolire l'Ici vuol strangolare i comuni costringendoli a tagliare servizi. 5) No, per questo la modificheremo profondamente. Per valorizzare il ruolo degli insegnanti e restituire centralità al ruolo del ricercatore universitario. Le università non possono essere ridotte a degli «esamifici», ma devono tornare a essere i laboratori dove i nostri cervelli costruiscono il futuro dell'Italia. 6) La legge 30 va profondamente modificata. La flessibilità è necessaria, ma la precarietà è un malcostume da ridurre drasticamente. Molte delle figure contrattuali della Legge 30 vanno eliminate. Occorre estendere l'area delle certezze. 7) No, le reputo un abominio. Negli ultimi cinque anni di governo gli «Attila della bellezza italiana» al Governo del Paese hanno trattato l'investimento in cultura come le auto blu, uno spreco da tagliare. La clessidra va rovesciata. Noi vogliamo promuovere un «New Deal» della bellezza italiana, investendo in cultura, paesaggio e turismo. 8) Ogni intervento militare porta con sé sofferenza, ma dobbiamo distinguere le operazioni militari condotte sotto l'egida Onu e necessarie a contrastare situazioni di grave pericolo per le popolazioni civili o rischi di crimini contro l'umanità dalle guerre unilaterali, preventive, sbagliate e fondate su menzogne. Come l'Iraq. 9) Un limite: troppe poche donne contribuiscono alle decisioni politiche più importanti. Un pregio: ci unisce una visione della società più solidale e giusta. E la voglia di far tornare l'Italia un grande Paese, coeso e non diviso, autorevole a livello internazionale. 10) Berlusconi ha fallito. Prodi ha prestigio e abbiamo bisogno della sua autorevolezza.

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