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«Plurietnicità», scoppia una nuova bagarre

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Silvio Berlusconi, a Radio Anch'io, auspica che l'Italia non diventi un paese «plurietnico e pluriculturale». Esulta la Lega, da An viene un sostanziale consenso, anche Pier Ferdinando Casini esorta a una «rigorosa difesa identitaria», mentre durissima è la protesta compatta da parte dell'Unione. In mattinata il premier era stato chiaro: «Noi vogliamo una Italia che non diventi un paese plurietnico, pluriculturale. Siamo fieri della nostra cultura e delle nostre tradizioni. Vogliamo aprire agli stranieri che fuggono da paesi dove rischiano la vita o la loro libertà, non vogliamo accogliere tutti coloro che vengono qui per apportare danno e pericolo ai cittadini italiani. Noi vogliamo che questi stranieri si adeguino alle leggi e al nostro modo di vivere. L'altro giorno mi sono venuti i brividi sentendo Diliberto che in tv diceva di non ritenere un problema l'introduzione dell'insegnamento della religione coranica nelle scuole perchè tra qualche anno metà degli studenti saranno cattolici e metà musulmani. Questa è la politica della sinistra che noi contrastiamo». Parole che suonano come musica alle orecchie della Lega: «Ecco il Berlusconi che vogliamo - commenta l'ex ministro Roberto Calderoli - Ha fatto bene fino ad oggi a parlare di economia e di numeri, ma non c'è solo la bistecca nella vita. Ci sono i nostri valori, la nostra identità, la nostra storia, le nostre tradizioni, e questo nostro patrimonio deve essere difeso perchè rappresenta il bene più importante che tutti noi abbiamo». Sostanzialmente d'accordo con il premier, anche se in tono più dimesso, Alleanza Nazionale. Per Ignazio La Russa, «è inevitabile» che la nostra società divenga multiculturale. Detto questo, chiarisce il capogruppo di An, «c'è chi, come la sinistra, pensa che si debba facilitare questo processo a scapito dell'identità italiana e chi invece come la Cdl vuole governare questo percorso». È all'America e al suo melting pot che, secondo La Russa, l'Italia deve guardare come modello. «Gli Stati Uniti - osserva - sono certamente un paese multietnico e multiculturale ma ha anche, e direi soprattutto, una forte identità nazionale, quella dell'American dream. Per la sinistra la perdita dell'identità italiana è un bene, per noi invece è un male». E se il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa reagisce con freddezza («bisogna prendere atto che in tutta Europa c'è una presenza di più etnie»), Casini sottolinea che «la disponibilità all'accoglienza e la necessità di lavoratori extracomunitari non può attenuare una rigorosa difesa identitaria. La difesa dell'identità cristiana - aggiunge - significa difendere le nostre abitudini, la nostra civiltà e la nostra cultura». Durissimi, invece, i giudizi da parte del centrosinistra. «Berlusconi - accusa Clemente Mastella - va contro il principio dell'accoglienza che da sempre caratterizza l'Italia, si professa cattolico, ma così in realtà va ad urtare pesantemente contro la dottrina sociale della Chiesa, contro l'azione della Caritas e dei vescovi che invece vedono nella mescolanza delle culture un elemento di ricchezza». Infine, la bocciatura del coordinatore dei Ds Vannino Chiti: «Il fatto che il presidente del Consiglio non si sia ancora accorto che l'Italia è già un Paese plurietnico, pluriculturale e plurireligioso la dice lunga sulla consapevolezza che ha questo governo delle tematiche dell'immigrazione».

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