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di FILIPPO CALERI NEMMENO gli schiaffi arrivati da Parigi agli italiani riescono a unire i Poli.

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La colpa è solo di Berlusconi, sempre e comunque, reo in questo caso di aver gestito male i rapporti con l'esecutivo francese. Niente ripicche, dunque, o meglio nessun appoggio a una riedizione, ad esempio, del decreto del 2001 che congelava i diritti della francese Edf in Edison, uno degli ultimi atti del governo Amato. Al tempo la sinistra, in una situazione analoga, chiese una mano al centrodestra che accordò il via libera al provvedimento. Oggi la campagna elettorale alle porte impone di lasciar perdere l'orgoglio nazionale. Eppure le contromosse di Parigi sono state pesanti per l'Italia. E hanno spiazzato il governo a giudicare dichiarazioni piene di stupore miste a indignazione di alcuni ministri. Se continua a crescere il protezionismo, ha detto Giulio Tremonti, «il rischio per l'Europa è quello di tornare all'epoca di Kaiser e Zar. Io ho parlato di dazi e quote nei confronti della Cina, sul modello americano, qui siamo alla confusione, al protezionismo nei confronti dell'Europa». L'allarme per il ritorno di un clima di protezionismo arriva anche dal ministro delle Attività Produttive, Claudio Scajola: «Se prevale il neoprotezionismo il destino politico ed economico dell'Unione europea è compromesso. Il neoprotezionismo danneggia i diritti dei consumatori e le possibilità di sviluppo delle imprese». «Si tratta di un altro colpo mortale all'Europa, dopo la Costituzione», ha osservato Roberto Maroni. Ma la cosa che scotta di più è il fatto che la Francia non ha rispettato l'accordo fatto nel maggio dell'anno scorso tra il governo Berlusconi e il governo Raffarin, che aveva portato a scongelare i diritti del colosso elettrico francese Edf in Edison. Un accordo che aveva richiesto due vertici, uno con Raffarin il 25 gennaio a Roma ed uno il 22 febbraio a Parigi. Il governo aveva abrogato il decreto del 2001 che congelava i diritti Edf in Edison a patto della reciprocità, vale a dire l'apertura del mercato domestico francese all'eventuale shopping di aziende italiane, con la compagnia di Conti in prima fila. «Oggi scopriamo - ha osserva Stefano Saglia, responsabile energia di An - che per il Paese d'Oltralpe quell'impegno è carta straccia». E da Saglia arriva una proposta ben precisa: «Berlusconi, d'intesa con Prodi, farebbe bene a pensare ad un decreto che blocchi tutte le operazioni di concentrazione, con riflessi in Italia, che vedono protagoniste aziende verticalmente integrate e in posizione dominante nel Paese d'origine». Ogni riferimento al dossier Bnl-Bnp Paribas non è assolutamente casuale. E anche il presidente di Edison, Giuliano Zuccoli, allude ad un provvedimento del genere: «Non nutro timori, ritengo infatti che il governo italiano saprà e dovrà dare delle risposte adeguate alla circostanza». Ma dal centrosinistra arriva un secco «no» all'idea di un decreto bipartisan che congeli di nuovo i diritti Edf in Edison o che blocchi le opa d'Oltralpe sulle aziende italiane. L'intera Unione, da Oliviero Diliberto, Alfonso Pecoraro Scanio e Fausto Bertinotti, fino a Piero Fassino, Enrico Boselli e Francesco Rutelli, concorda nell'attribuire la colpa dell'intera vicenda al governo Berlusconi, reo, secondo Enrico Letta, di «superficialità e imperizia» nella gestione dell'accordo del 2005. In ogni caso, ricorda ancora Letta, ripristinare il decreto del 2001 non è possibile, perchè è stato bocciato dalla Corte di giustizia europea: il 2 giugno scorso, per essere precisi, quando il decreto era stato appena abrogato. «Temo che l'operazione Enel sia ormai compromessa», aggiunge Letta. Mentre la polemica sull'energia infuria i francesi fanno finta di niente. La ultinazionale francese Lactalis sta perfezionando l'acquisto di una importante industria agroalimentare come la Galbani ha affermato la Coldiretti.

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