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Prodi fa il duro e minaccia «bastonate»

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Da Madrid il leader dell'Ulivo torna ad ammonire gli alleati: «So mediare ma anche picchiare»

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Da Madrid Romano Prodi torna ad avvertire gli alleati. Troppe polemiche, troppe divisioni nell'Unione e allora c'è bisogno di farsi sentire, di ribadire per tutti che il responsabile di guidare la coalizione è lui. E lo farà a modo suo perchè «l'Italia le scelte strategiche le deve fare e le farà». Il Professore torna ad attaccare la legge elettorale proporzionale, che esalta il protagonismo dei partiti e la frammentazione. E non a caso risponde duramente a Marco Ferrando, l'esponente della minoranza trotzkista di Rifondazione comunista che ha giustificato l'attentato kamikaze di Nassiriya (che il 12 novembre del 2003 causò 19 vittime italiane tra militari e civili): «Parole folli». Prodi è preoccupato, non gli piacciono le polemiche quotidiane che danno l'immagine di una coalizione divisa, spaccata su quasi tutto, dalla Tav all'Iraq. La risposta sarà un'azione di governo decisa, radicale, incisiva perchè non si può governare senza scegliere, senza intervenire con riforme profonde. La risposta, naturalmente e come sempre, è l'Ulivo, fattore di coesione e stabilità, almeno secondo Prodi. Durante una conferenza stampa a Madrid, i cronisti chiedono al Professore se di fronte alle continue polemiche di una coalizione in fibrillazione, oltre al ruolo di mediatore, pensi di doversi assumere anche quello di bastonatore: «Certamente - risponde - non c'è dubbio. È un ruolo che mi sono assunto e che mi viene riconosciuto. Non c'è bisogno di alzare la voce, il problema è fare le cose e, finora, quello che volevo fare l'ho fatto». Insomma, gli alleati sono avvisati. È crescente, nello stato d'animo del leader del centrosinistra, l'insofferenza per il protagonismo e i «distinguo» dei partiti della sinistra radicale: prima l'alta velocità, ora Nassiriya, tanto per citare solo gli ultimi due casi. Nella due giorni madrilena, dunque, tra un convegno e una cena di lavoro, il filo conduttore sono gli strali lanciati contro la nuova legge elettorale. L'eccessiva ricerca di visibilità, ripete per la seconda volta in poche ore il leader dell'Ulivo, «è la conseguenza diretta di questa riforma, è il premio che viene dato a tutti i piccoli partiti e ognuno ha l'interesse a far sentire la propria voce». E certe voci, per il professore, sono oltremodo stonate. Ferrando? «Una dichiarazione folle e sbagliata. Anche Bertinotti ha reagito in modo durissimo per l'incoscienza di queste parole. L'Unione ha un programma e assurdità non ce ne sono». Contro le assurdità, contro le fughe in avanti, avverte ancora Prodi, c'è il leader che tiene la barra dritta e poi c'è l'Ulivo: «Sono garante del programma e dell'alleanza. E soprattutto conto molto sull'Ulivo, che sarà il punto di riferimento forte della nostra azione». E per sfuggire all'instabilità, fumo negli occhi del leader del centrosinistra, per evitare la frammentazione portata dal proporzionale e per allontanare il rischio di un pareggio elettorale o le tentazioni neocentriste, la ricetta è una sola: «Una vittoria chiara e netta dell'Unione alla Camera dei deputati e al Senato. Per frenare questi desideri di parità che ogni tanto ritornano in questo paese, questa voglia di tornare indietro». Quindi l'ultimo avvertimento: «Chi vuole l'impasse del Paese per fare i giochi del passato, con continui cambi di governo, ha sbagliato interlocutore».

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