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«Normali differenze, ma la coalizione è unità»

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Il «prodiano» Franco Monaco: «I nostri estremismi sono ai margini, quelli della Cdl ai vertici»

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È soddisfatto Franco Monaco, «prodiano doc» e vicepresidente dei deputati della Margherita, dopo la kermesse di sabato al teatro Eliseo di Roma. «Sono molto soddisfatto perché oggi disponiamo di un programma che, salvo qualche dettaglio ancora da definire, è da tutti condiviso. Abbiamo un leader riconosciuto da tutti. E tutti hanno sottoscritto un patto di legislatura. Mi sembra che nel campo avverso non ci sia nulla di tutto questo». Insomma, vi presentate all'appuntamento elettorale con una rinnovata unità? «Diciamo che siamo molto avanti. Il clima dell'Eliseo era un clima che definirei di fiducia nei propri mezzi e di entusiasmo. Non a caso la parola d'ordine che è risuonata nel teatro è stata proprio la parola unità». La sconfitta del 2001 è ormai un lontano ricordo? «Sono radicalmente cambiate le condizioni rispetto al 2001. Abbiamo imparato la lezione. La nostra alleanza non è mai stata così larga. Ed è la stessa coalizione che ci ha condotto alla vittoria in ogni prova elettorale dal 2001 ad oggi». Un'alleanza larga con qualche piccolo problema di convivenza? «Se si riferisce a chi ieri non era all'Eliseo mi sembra che Boselli abbia già detto che firmerà il programma. Quanto alla Sbarbati è tra i fondatori dell'Ulivo. Quindi sono fiducioso che anche questi problemi si risolveranno presto». E le questioni ancora aperte sul programma? «Io credo che sia straordinario, anzi lo definirei quasi miracoloso, il fatto di essere riusciti a propiziare un consenso così ampio da parte di forze politiche e culturali così diverse. E questo è testimoniato anche dal carattere circoscritto delle discussioni ancora aperte». Intanto, però, Mastella continua a litigare con Bertinotti e Diliberto con Boselli? «Non mi sorprende che ci siano differenze tra di noi anche perché quelle all'interno della Cdl mi sembrano ancora più profonde. Nell'Unione ci sono istanze più radicali al fianco di istanze più riformatrici. Ma i nostri estremismi sono ai margini, quelli della Cdl, purtroppo per loro, sono al vertice». Ma voi avete Caruso e Luxuria? «Certo, nella nostra coalizione ci sono anche degli elementi che definirei di floklore. Ma loro hanno Calderoli che fa il ministro della Repubblica. Sarebbe interessante fare un'antologia delle esternazioni di quest'uomo a cui, per inciso, è stata affidata la cura della nostra Costituzione». Crede che Prodi, qualora arrivasse al Governo, riuscirà a contenere le istanze più radicali della sua coalizione? «Mi sembra che sia in casi specifici, che sulle questioni aperte nella stretta finale sul programma, il punto di vista riformatore ispirato ad una cultura di Governo, abbia avuto il sopravvento. Sono certo che questa sarà regola in un eventuale Governo Prodi. Anche perché il baricentro dell'Unione è quell'Ulivo che ha già messo a tema l'obiettivo ambizioso di dar vita ad un grande e unitario Partito Democratico». N. I.

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