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L'appello di Ciampi: «Siate corretti»

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Il dibattito si sviluppi, anzi si concentri, sui problemi che riguardano da vicino i cittadini e le soluzioni proposte dalle diverse forze politiche». Ciampi ha letto in tono severo davanti alle telecamere, la lapidaria dichiarazione, trasmessa dai telegiornali poco dopo che Berlusconi aveva concluso la seconda visita lampo della mattinata al Quirinale per controfirmare i decreti che chiudono la legislatura e fissano in modo formale e definitivo la data del voto. La disapprovazione e l'amarezza del capo dello Stato per una campagna elettorale partita con troppo anticipo, con toni roventi e scarso rispetto reciproco, non era un mistero: basta scorrere il rosario dei suoi appelli ad abbassare toni. Nell'ultimo mese sono stati insistenti richiami martellanti. Basta ricordare che l'11 gennaio invitò pubblicamente i competitori politici a esprimere «con pacatezza, misura e rispetto gli uni degli altri le loro argomentazioni, le loro proposte, i loro programmi». E il giorno dopo aggiunse: «Occorre evitare che il confronto delle opinioni politiche, che è il nutrimento stesso della democrazia, si trasformi, anche in epoca elettorale in uno scontro frontale». Appelli caduti nel vuoto. Anche quando Ciampi ha chiesto di anticipare di fatto l'applicazione delle regole di parità di accesso alle trasmissioni radiotelevisive, senza attendere l'apertura formale della campagna elettorale. Ciampi tiene il punto. «Si è aperta la campagna elettorale, con le sue precise regole», ha detto ieri, con un riferimento trasparente proprio all'entrata in vigore della par condicio senza possibilità di deroghe. Per il resto, con parole pressochè ugali a quelle pronunciate cinque anni fa, ha richiamato concetti generali, difficilmente contestabili.

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