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Il Professore festeggia l'accordo sul nulla Il vertice dell'Unione a Piazza Santi Apostoli vara un programma generico che gioca sulle parole

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Quello di ieri sera a Piazza Santi Apostoli tra Romano Prodi e i segretari dei partiti dell'Unione (per la Rosa nel Pugno si registra l'esordio di Emma Bonino) è stato un perfetto esempio di «teatrino della politica». Con Clemente Mastella che lascia la riunione appena iniziata, con Piero Fassino che «compare e scompare» perché impegnato nella registrazione di un programma televisivo, e con gli altri impegnati in un'operazione di fine «alchimia lessicale» per cercare di mettere tutti d'accordo. Alla fine l'accordo c'è (non poteva essere altrimenti visto che domani è stata confermata la manifestazione di presentazione al teatro Eliseo di Roma), ma definirlo generico potrebbe sembrare un eufemismo. Si potrebbe tranquillamente parlare di un accordo sul nulla. D'altronde i nodi sul tavolo erano noti. Innanzitutto i Pacs. Certo, Mastella ha lasciato il vertice scuro in viso. Un gesto che è stato letto dai più come un segnale polemico nei confronti della ventata di laicismo che ha colpito l'Unione. Ma probabilmente ha ragione il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro che, commentando l'accaduto, ha chiosato: «Perché Mastella ha lasciato prima il vertice dell'Unione sul programma? Perché così faceva più notizia...» Battuta ad effetto o saggia verità? Comunque, alla fine, Mastella o non Mastella, l'Unione dovrebbe aver trovato la quadratura del cerchio ritornando a quella formulazione neutra che era uscita dal vertice programmatico di San Martino in Campo: «Riconoscimento dei diritti privati e pubblici delle unioni civili». Insomma si sarebbe tornati a metà strada tra i «finti matrimoni» richiesti dall'ala più radicale della coalizione e la tutela del valore irrinunciabile della famiglia voluto da Margherita e Udeur. Dopotutto si sa quando ci sono tanti galli a cantare il rischio è che non si faccia mai giorno. Così Romano Prodi, per tenere insieme tutti i suoi galletti, ha dovuto vestire i panni del fine linguista. Una parola in più di qua una in meno di là ed ecco fatto il programma. Un programma che, secondo le previsioni, dovrebbe superare le 300 pagine. Ma un programma che, come si dice in questi casi, punterà molto sulla forma e molto poco sul contenuto. Sotto la «pace lessicale», infatti, covano conflitti ben più profondi. Ed è lecito chiedersi cosa accadrà qualora l'Unione dovesse vincere le prossime elezioni. Cosa succederà, infatti, quando la sinistra radicale deciderà di presentare comunque in Parlamento un progetto di legge per l'approvazione dei Pacs? Come voteranno Margherita e Udeur? Cosa succederà quando la coalizione si troverà ad affrontare il nodo delicatissimo delle Grandi Infrastrutture? Opterà per la linea intransigente del popolo del No, o favorirà una politica di sviluppo del territorio? E sulla politica energetica? Riuscirà il diessino Pieluigi Bersani a mantenere il suo bellicoso proposito («Se andremo al governo, realizzeremo almeno tre gassificatori») o dovrà fare i conti con i Verdi e gli ambientalisti tout court? Resta poi il nodo della laicità. Accetterà Rutelli di svestire i panni del «braccio armato di Ruini» (così lo ha definito il suo alleato Enrico Boselli) o si andrà verso il muro contro muro? Certo, lo stesso leader della Margherita, ieri ospite di Clemente Mimum a Dopo Tg1 ha candidamente spiegato che l'Unione non avrà «una posizione che premia le ali estreme». Chissà cosa ne pensano i suoi alleati? Per il momento si dichiarano tutti soddisfatti, come Bertinotti e Diliberto, che vedono trovato un «punto di equilibrio», tranne Emma Bonino che ha lasciato la riunione. «Tutte le proposte della Rosa nel pugno - ha detto - sono state respinte».

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