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E ora a Nassiriya tocca alle imprese italiane

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Il governatore iracheno: «Il ritiro del contigente Antica Babilonia deve essere graduale»

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A quattro giorni dall'annuncio del ministro della Difesa Antonio Martino dell'exit strategy del contingente italiano ecco raccolta la sfida da 15 industriali italiani che ieri hanno firmato un accordo con le autorità della provincia di Dhi Qar. Una missione sostenuta dal governo che ha guidato la delegazione con il viceministro alle attività produttive Adolfo Urso e il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica. L'arrivo degli imprenditori italiani a Nassiriya, comunque è stato preparato da mesi dagli 007 e dagli militari del contingente italiano di Antica Babilonia che hanno selezionato gli imprenditori locali, ascoltato le richieste della gente della provincia di Dhi Qar. Le 15 imprese impegnate in questa prima fase, ha sottolineato il viceministro Urso, sono tutte aziende che hanno già esperienza di «teatri difficili», dall'Angola al Libano. Non vi sarà però personale italiano. «Pensiamo - dice Urso - a forme di partnership, perché non vi sono ancora le condizioni necessarie di sicurezza. Ma è importante che la popolazione di Nassiriya capisca che l'operazione militare non è stata fine a sè stessa e anzi era propedeutica a creare le condizioni per il lavoro futuro». E intanto tiene a precisare che questo viaggio non è una «trovata elettorale». Ieri è stato sancito quindi il primo passo per girare veramente pagina in Iraq almeno nella provincia sotto controllo italiano. Gli hangar della base di Antica Babilonia saranno trasformati in un centro logistico per uomini d'affari, una sorta di «fiera» dove sviluppare progetti. Il viceministro Urso ed il Sottosegretario Mantica, presenti le autorità locali e l'ambasciatore Italiano a Baghdad, Gian Ludovico de Martino, hanno posto la prima pietra del «Bab Tharir District» nella base di Tallil. Un'area dedicata ad ospitare incontri d'affari ed esposizioni di macchinari e tecnologie provenienti dall'Italia. Un centro che verrà adibito anche a scambi culturali e formazione imprenditoriale, ponendo così ancora una volta i presupposti per la crescita delle relazioni economiche e della partecipazione dell'Italia alla ricostruzione del Iraq. Tra le imprese presenti anche i rappresentanti di Finmeccanica, Franco Tosi, Euromec, Intertransport e Mideuro. Il governatore di Nassiriya, Aziz Kadum Aluan Al Aghely, incontrando gli imprenditori del nostro paese arrivati nella provincia di Dhi Qar per porre le basi dell'intervento «civile italiano», ha però sottolineato che «La cosa importante è che il ritiro dei militari italiani sia graduale e avvenga in maniera bilanciata alla formazione delle nostre forze di sicurezza». «La situazione si sta stabilizzando - ha spiegato il governatore - abbiamo bisogno di materie prime e macchinari per la ricostruzione. Ci aspettiamo degli investimenti da cui trarranno vantaggio sia gli iracheni sia gli italiani». L'Italia finora ha contribuito a iniziative di cooperazione per 210 milioni di euro. Nel corso della missione sono stati consegnati all'Università di Nassirya materiale didattico e di supporto scientifico, 200 computer, oltre 50 stampanti, ricevitori satellitari, microscopi elettronici e laser ed altri macchinari ad alta tecnologia, per un valore totale di circa 400 mila euro, dono della «Task Force Iraq» del ministero degli Esteri. Firmato anche l'accordo tra Sudgest, del gruppo Formez, e l'Università di Dhi Qar per la realizzazione di un «Centro di formazione professionale» dedicato a sviluppare nuove professionalità irachene al fine di incrementare le possibilità di nuova occupazione. Per seguire da vicino questi progetti e le altre azioni in corso, Sudgest aprirà, nel corso del prossimo mese, prima Società italiana a farlo, una sua sede operativa a Nassirya, nella quale sarà occupato personale locale. Una missione affrontata con i «piedi per terra». «È ovvio che pensare di poter realizzare qualcosa in tempi brevi sarebbe una follia - spiega Vincenzo Sommella, del consorzio Grifone, azienda che produce t

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