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«Io troppo in Tv? Sono in forte credito»

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Il presidente del Consiglio attacca la sinistra: «Mi devo rifare. Fra poco scatta la impar condicio»

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Nel faccia a faccia, negli studi televisivi di Matrix, fra Silvio Berlusconi e Francesco Rutelli ma non sono mancate le stoccate. Il dibattito si è sviluppato lungo quattro grandi temi: l'azione del governo, la vicenda Unipol, il conflitto di interessi e il comunismo. Il conduttore, Enrico Mentana, chiede in primo luogo al presidente del Consiglio il perchè dell'offensiva mediatica in corso in questi giorni. «Sono in forte credito - risponde il premier - perchè ho lavorato molto e sono stato abbastanza assente» dagli schermi tv. «Fra poco - aggiunge - scatta quella che io chiamo impar condicio o marx condicio» con la quale tutti i partiti avranno gli stessi spazi televisivi. «Non credo che gli italiani siano proprio in astinenza di Berlusconi», è il primo affondo di Rutelli. Il dibattito scivola presto sull'azione del governo. «Il disastro riguarda l'economia», attacca il leader dielle, sostenendo che l'Italia è ultima fra i paesi europei in fatto di crescita. «Contesto alla radice questa affermazione», replica il premier, che ricorda i risultati conseguiti in cinque anni di governo, come l'aumento del tasso di occupazione, e «la pesante eredità» lasciata dal centrosinistra, citando il debito e un «buco da 37 mila miliardi». Berlusconi contrattacca accusando l'opposizione di aver seminato pessimismo nella speranza che «il declino del Paese avrebbe portato il centrosinistra al potere» ed agendo in questo modo da «anti-italiani». «Se il presidente del Consiglio crede che vada tutto bene Madama la Marchesa, può farlo, ma gli italiani sanno che non è così», è la risposta di Rutelli. Berlusconi conferma poi che la maggioranza intende rinviare lo scioglimento delle Camere per «approvare alcune norme» ancora non realizzate. Ma per Rutelli è solo un modo per rinviare l'inizio della par condicio e occupare ancora le trasmissioni televisive: «Vuole fare Unomattina, Duemattina, Tremattina...». Il confronto si sposta sul caso Unipol. Berlusconi conferma la sua linea: da parte dei Ds non ci sono state pressioni, ma è un fatto che siano scesi in campo in favore della compagni assicurativa delle Coop. Rutelli ribadisce la sua fiducia in Piero Fassino e nei vertici Ds («Sono certissimo della onorabilità del segretario della Quercia») anche se non nasconde «di aver avuto una posizione critica sulla vicenda». «Certo - è l'affondo del premier - avevi appoggiato la cordata Abete-Della Valle...». Berlusconi inoltre, pur ammettendo che l'ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio «ha sbagliato nei modi», lo sostiene nella sua «preoccupazione che il sistema bancario italiano possa andare in mani straniere». Il premier respinge poi l'accusa che i servizi segreti possano giocare un ruolo nella vicenda Unipol-Ds: «Fantasie assolute», taglia corto. Da Unipol, lo scontro passa rapidamente sul conflitto di interessi. «Anch'io ho incontrato Bernheim - dice Rutelli - come ha fatto lei, ma è sicuro che lei non ha parlato con lui di assicurazioni o con Rupert Murdoch di diritti televisivi?». Il Cavaliere scuote la testa: «Dal '93 ho dato le dimissioni dal mio gruppo», che ora è gestito «dai miei figli e non ho tempo di occuparmi di altro», è la sua difesa. «Io ho solo perso con la politica», aggiunge il premier. Rutelli per tutta risposta promette che uno dei primi provvedimenti del centrosinistra, in caso di vittoria sarà una legge sul conflitto di interessi «giusta, equa e non punitiva». Berlusconi parla poi della decisione di Ciampi di rinviare alle Camere la legge sull' inappellabilità delle sentenze di assoluzione. Un provvedimento «sacrosanto», dice, annunciando però che la Cdl lo modificherà seguendo i rilievi del capo dello Stato.

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