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«Alla Capitale serve una grosse koalition»

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Publio Fiori: alla città occorrerebbe una forma di governo alla tedesca che guardi più ai cittadini

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L'impasse della neonata Dc sembra infatti delinearsi non tanto sulle nomine di partito o sul programma ma sulla candidatura più ambita dal centro destra delle amministrative, quella a sindaco di Roma. Il presidente del partito, Publio Fiori, dopo aver ribadito che la candidatura dell'esponente Dc, Mauro Cutrufo, «deve comunque essere ratificata dal partito», lancia una proposta rivoluzionaria. «Perché non pensare - ha sostenuto il vice presidente della Camera - a una forma di governo simile alla coalizione tedesca anche per la Capitale? Roma è una città che sta morendo, con 27 chilometri di metropoltiana costruita in dieci anni. Serve un progetto straordinario per questa straordinaria città. Un progetto - spiega Fiori - largamente condiviso da tutte le forze politiche». Una grande coalizione, dunque, che da destra a sinistra guardi all'interesse della Capitale. «Non c'è più spazio - continua Fiori - per la contrapposizione fine a se stessa. Ritengo che Veltroni abbia fatto quel che poteva fare, anche se molto si riduce più ad un effetto mediatico che a risultati concreti. Bisogna però andare oltre e pensare ad una grande lista per Roma. Del resto questo balletto della Cdl sulle candidature non credo porti alla vittoria, anzi, dietro di esso si nasconde il legittimo interesse di partito. Per Roma - risponde Fiori a chi chiedeva un suo impegno diretto per la Capitale - preferirei fare il regista e non l'attore». Il presidente della Dc va dunque oltre all'idea del partito fine a se stesso e, insieme a Rotondi, rilancia la «politica, quella che si fa dai tempi dell'antica Grecia - sostiene il segretario della Dc - cioè parlando con la gente, affrontando il territorio e, soprattutto, ascoltando e recependo le esigenze di una società che non può permettersi di fare politica seguendo la moda». E non lascia spazio a dubbi, il segretario della Dc, che davanti alla folta platea raccolta da Publio Fiori ieri mattina, non manca di sottolineare con ironia «la malinconia che desta il gazebo vuoto di Fi, posizionato proprio qui di fronte. È una scena questa - incalza Rotondi - che desta preoccupazione perché quello degli azzurri è il partito di maggioranza della Cdl ma è in una evidente crisi strutturale. È finita, infatti, la fase della poltica mediatica, fatta di spot, di partecipazioni Tv e di manifesti». Si torna dalla gente, dunque. In piazza. «La nostra scommessa - continua il segretario nazionale della Dc - è quella di fare politica. Per questo diciamo basta alla girandola degli ex Dc che fanno politica nei partiti degli altri, basta ai partiti personali. Oggi abbiamo Fi che è di Berlusconi, la Margherita che è di Rutelli e l'Udc che è di Casini». Una scommessa, quella lanciata degli «ex» che hanno deciso di tornare a chiamarsi «democristiani», già raccolta dai socialisti di De Michelis e dai Liberali.

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