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La foto della discordia finisce alla Camera

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Il ministro della Salute la appende in Parlamento. Bindi (Margherita) e Bolognesi (Ds) protestano

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E scatena altre proteste. È successo ieri alla Camera dove è stata esposta l'immagine della prima pagina del Tempo di venerdì scorso e che riproduceva un feto tra le mani di un chirurgo subito dopo un aborto. Il ministro della Salute, Francesco Storace, l'ha tirata fuori nel corso della sua audizione alla commissione Affari sociali di Montecitorio, suscitando lo sdegno delle deputate Rosy Bindi (Margherita) e Marida Bolognesi (Ds). Si sono così aperti, ieri, i lavori dell'indagine conoscitiva sulla legge 194 ed evidentemente, come afferma Antonio Palumbo (Forza Italia), presidente dell'organismo parlamentare, «il ministro ha ritenuto che quella foto fosse emblematica per rappresentare il problema». L'indagine conoscitiva si propone di verificare l'effettiva applicazione della 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza. Storace, ha affermato che il governo non vuole modificare il provvedimento ma ha intenzione di verificare se la legge venga applicata completamente. In particolare, l'esecutivo vuole accertare come viene svolta l'attività di prevenzione, che la 194 affida, all'articolo 16, ai consultori. A tal proposito, il ministro della Salute presenterà alle Regioni una «proposta di protocollo» per stilare i questionari con cui capire, annualmente, come effettivamente funziona l'attività di prevenzione nei consultori. Le Regioni, infatti, sono tenute periodicamente a fornire dati, attraverso la compilazione dei questionari, su quanto e come funzioni l'attività di prevenzione. Sono in poche, però, quelle che adempiono regolarmente a tale onere, rendendo di fatto deficiente la relazione annuale che il governo consegna al Parlamento. «In Italia - ha affermato il ministro - abbiamo tante informazioni sull'aborto, ma ne abbiamo poche sull'attività di prevenzione, di consulenza e di assistenza». Storace ha ribadito che esiste un diritto delle donne ad abortire, ma ne esiste anche uno a «non abortire», che va salvaguardato attraverso la prevenzione. I nuovi questionari e l'indagine conoscitiva, dunque, serviranno «a capire se in Italia viene fatta attività di prevenzione e se è garantito il diritto a non abortire». Il nuovo protocollo riguarderà la rilevazione periodica dei dati relativi all'azione di prevenzione, i giorni di apertura dei consultori familiari pubblici e privati, i profili professionali coinvolti, informazioni sull'età delle donne che ricorrono all'aborto, il numero di consultori che hanno convenzioni con associazioni di volontariato. Della proposta si inizierà a parlare all'inizio dell'anno nuovo. Il titolare del dicastero ha parlato anche della Ru486, la pillola abortiva, affermando di attendere risposte dall'Iss per sapere se il medicinale «può provocare danni alla salute della donna» e ha affermato, ancora in tema di aborto, che le interruzioni di gravidanza dal '78 a oggi sono state 4 milioni 350 mila, dato definito «spaventoso». Per quanto riguarda la conclusione dell'indagine conoscitiva, il presidente della Commissione Affari sociali ha assicurato che i lavori non si protrarranno oltre la fine di gennaio. Questo per evitare che l'aborto diventi tema da campagna elettorale. «Da ginecologo - ha affermato Palumbo - ho sempre provato enorme soddisfazione nel convincere le donne a non abortire. Credo che si debba fare attività di prevenzione in modo capillare, spiegando alle donne che si può tenere un bambino, ma poi darlo in adozione, senza vedere l'interruzione di gravidanza solo come un intervento chirurgico. La legge 194 va applicata integralmente, qualcosa sinora non ha funzionato. Soprattutto, dobbiamo capire anche come aiutare le extracomunitarie».

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