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Rifondazione, il prezzo lo pagano gli italiani

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Peccato che alle parole del Professore faccia da contraltare l'esperienza concreta delle 14 Regioni «rosse» in cui, tra scontri più o meno accesi, si consuma ogni giorno la lotta infinita tra Prc e il resto della coalizione. E il prezzo che l'Unione paga. Piemonte. La battaglia di Rifondazione in Piemonte si chiama «No Tav». Il partito di Fausto Bertinotti non ha dubbi: sul tema dell'alta velocità siamo al fianco della gente e poco importa se i diessini Mercedes Bresso e Sergio Chiamparino combattono sul fronte opposto. Liguria. Il rapporto tra Prc e il presidente Claudio Burlando non è dei più conflittuali. Di Rifondazione è l'assessore all'Ambiente Franco Zunino ma, all'interno della maggioranza, momenti di «maretta» si sono registrati solo lo scorso 26 novembre quando il consiglio regionale ha discusso e approvato, con il voto di fiducia, il disegno di legge che prevede l'aumento delle tasse per far fronte al buco della Sanità. Per il resto Burlando ha ceduto su tutto: via libera per esempio all'uso della pillola abortiva Ru486. Friuli. Vita dura per Rifondazione nella Regione governata da Riccardo Illy. Il governatore ne combina veramente di tutti i colori. Dalla bocciatura dell'odg con cui Rifondazione chiedeva alla Giunta di sostenere le spese legali di un'immigrata musulmana multata per aver indossato il burqa, alla netta presa di posizione contro i Pacs. Ma lo schiaffo peggiore Illy lo ha dato lo scorso 26 novembre quando, partecipando al congresso regionale del Prc, ha dichiarato: «Ritengo irresponsabile chiedere la chiusura della base di Aviano (richiesta avanzata dal Prc ndr). Dopo due anni e mezzo di governo assieme c'è ancora un approccio ideologico e demagogico alle questioni». Toscana. Qui il Prc e il resto della coalizione si sono allontanati alla vigilia delle scorse elezioni regionali. Niente accordo. Nonostante questo in molti giurano che il Prc entrerà in Giunta dopo le prossime elezioni politiche. «È uno scontro finto» dicono. Emilia Romagna. Bologna è il luogo simbolo dello scontro tra Prc e resto dell'Unione. Cofferati vorrebbe andare alla rottura ma da Roma Bertinotti frena i bollenti spiriti dei suoi. Cadesse la giunta di Bologna (cosa che non accade da 50 anni), sarebbe la prova provata che dal Prc ci si può aspettare tutto e il contrario di tutto. In Regione, invece, al di là di accuse più o meno velate ai «diessini capitalisti», il Prc si limita al diritto di veto. Dal no alla legge sugli oratori al no sui soldi alle scuole private fino a un netto rifiuto di tutto ciò che può essere legato alla parola sussidiarietà. Umbria. Qui il Prc vive praticamente schiacciato dall'asse forte tra Ds e Margherita penalizzato anche da una forza elettorale limitata. Ciò nonostante durante il voto della legge regionale sul commercio Rifondazione si è astenuta anche perché le è stato impedito di presentare emendamenti. Marche. Il terreno dello scontro è la materia ambientale. Marco Amagliani assessore all'ambiente con altre numerose deleghe ha spinto la giunta a dire no a tutto. Dal termovalorizzatore, alla modifica del Piano energetico regionale fino alle grandi infrastrutture. Il risultato? I cittadini marchigiani pagano il 30% in più la gestione di rifiuti che, dopo essere stati trattati, vengono riportati in discarica. Lazio. È proprio il caso di dirlo: la fantasia al potere. Sotto la spinta dell'assessore del Prc al bilancio Luigi Nieri, Piero Marrazzo ha prima dato vita al primo ufficio nazionale che divide i bilanci per genere, poi ha messo mano al portafogli e ha acquistato mille azioni della Banca Etica. Abruzzo. Rifondazione ha scelto un convegno sulla droga organizzato dalla Regione Abruzzo per lanciare quella che potrebbe diventare una priorità di governo: la legalizzazione della coltivazione della cannabis per uso personale. Campania. È qui che i cittadini pagano il conto più alto della lotta tra Prc e resto

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