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«Così si fa fronte all'emergenza abitativa»

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Il presidente della Confedilizia canta vittoria per il piano casa di Forza Italia: «Va nella direzione giusta»

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Non si può più far leva, se non in modo transitorio, per i casi più bisognosi, sull'edilizia economica e popolare cioè su immobili governati dagli enti pubblici perché l'esperienza di questi 50 anni ha dimostrato che gli enti pubblici fanno malgoverno degli alloggi che vengono loro consegnati». Il presidente della Confedilizia (l'associazione dei proprietari di immobili) Corrado Sforza Fogliani plaude all'iniziativa di Forza Italia che, dice, va incontro alle richieste di alloggi e alla necessità di valorizzare il patrimonio pubblico. Sforza Fogliani poi rivela di aver avuto anche un ruolo di consultazione nella preparazione del piano. «Il consigliere economico di palazzo Chigi Renato Brunetta è stato presente a alcuni convegni che abbiamo fatto sul tema e ha seguito con attenzione le nostre proposte». Ma questo piano sulla casa può risolvere il problema dell'emergenza abitativa, vera grana di ogni governo? «Il piano messo a punto da Brunetta va nella direzione giusta, nel senso che prevede che vengano smobilizzati questi immobili degli Istituti Autonomi per le Case Popolari. Il 70% di questi alloggi è occupato in modo abusivo e senza titolo o presenta situazioni di morosità. Viene accolta in parte la proposta della Confedilizia che è quella di fare leva, salvo uno stock minimo per i casi bisognosi, sull'assegnazione di buoni casa che possono essere spesi sul libero mercato per affittare alloggi. Il "buono casa" in questo modo è facilmente revocabile e quindi non ci si va a mettere nelle pastoie degli sfratti che gli enti pubblici non fanno per ragioni di clientela». Però nel piano casa non si parla di un bonus. «Nel progetto si dice che i proventi delle vendite sarano destinati tra l'altro a azioni in favore di famiglie in particolare stato di bisogno. Noi ci auguriamo che si alluda ai "buoni casa"». Che cosa pensa del sistema di determinazione del prezzo di vendita? Non si crea una differenziazione da regione a regione? «Le leggi regionali sono diverse. Alcune per stabilire il canone dovuto fanno riferimento al tipo di alloggio mentre altre fanno riferimento solo alle condizioni sociali dell'assegnatario. Quindi non è escluso che un immobile di pregio venga venduto facendo riferimento al canone basso invece che al valore catastale. Ma su un altro punto vorrei che si riflettesse». C'è qualcosa che andrebbe modificato? «Nel piano di Brunetta si dice che potranno accedere all'acquisto gli occupanti privi di titolo legittimante l'occupazione purché dimostrino che l'occupazione ha avuto inizio prima del 1° gennaio 2005. Questa è una ipotesi che non condivido in via di principio ma mi rendo conto che se stabilissero di vendere l'immobile solo a chi lo occupa legalmente a tutti gli effetti e in regola con il canone l'operazione sarebbe fallita in partenza. Stando così le cose quindi consiglio di spostare indietro al 1° gennaio 2000 la data dalla quale perdura l'occupazione». Ma prima di vendere non andrebbero verificate le situazioni di occupazione abusiva e le morosità? «La messa in regola si è dimostrata che non avviene perché nessun Iacp per motivi clientelari fa le azioni che dovrebbe fare per far pagare i canoni anche se entità modesta. Va ricordato che il canone medio è di 100 euro al mese». Tra i requisiti per aver diritto all'acquisto c'è anche quello per il coniuge di essere in regime di comunione dei beni. Va bene? «Era necessario precisarlo perchè numerosi inquilini per aver un canone di locazione più basso fanno risultare che vivono da soli dal momento che l'affitto è determinato in base al reddito familiare. Questa precisazione era necessaria».

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