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«Da Francesco toni duri. Non volevo il sostegno di tutti»

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Se avete voglia di capirci qualcosa di ciò che sta avvenendo nel centrosinistra andate in Sicilia e vedete che cosa si è scatenato intorno alla candidatura di Rita Borsellino alle primarie per la Regione. Intorno al nome della sorella del magistrato ucciso con il tritolo il 19 luglio 1992 ci si aspettava unanimità di consenso. Invece, il centrosinistra è stato capace di litigare anche su un simbolo della società civile. Signora Borsellino, scusi la franchezza, ma chi glielo ha fatto fare? «Non cercavo una poltrona. Mi sono soltanto messa a disposizione di un progetto. Ho altre cose da fare». Un progetto non condiviso da tutti, però. Sicuramente non da Rutelli che le ha voltato le spalle sostenendo il rettore Ferdinando Latteri. «Non mi sono piaciuti i toni adoperati per dichiarare la contrarietà alla mia candidatura. Non pretendevo di essere sostenuta da tutti». Sempre Rutelli ha ricordato più volte che il candidato toccava alla Margherita aggiungendo che "i Ds hanno puntato sul candidato scelto dalla sinistra radicale". Forse il suo nome è stato usato per nascondere l'ennesimo disagio all'interno del centrosinistra. «Sono paradossalmente vista come esponente della sinistra più radicale. Invece, sono cattolica con una formazione moderata. Di certo non sono mai stata estremista». Comunque, neppure i Ds sono stati teneri con lei. Hanno sciolto la riserva dopo un lungo e imbarazzante silenzio... «Credo che la mia candidatura, arrivata come un fulmine a ciel sereno, abbia scombussolato i piani e quindi creato imbarazzo. Ma alla fine dopo una lunga discussione si sono decisi ad appoggiarmi». Anche Prodi è stato a lungo zitto... «Lo conosco e lo stimo». Si fida di lui? «È una persona seria. Spero che sappia fare». Dica la verità, si è sentita tradita? «Non ho mai pensato al tradimento». Eppure lei è il simbolo della Sicilia del riscatto. Ci si aspettava un accordo e un impegno comune intorno al suo nome. «Guai se fossi soltanto un simbolo». Sicuramente un simbolo lo è suo fratello, un martire della Sicilia. In tutte le interviste lei va dichiarando che se fosse ancora in vita non sarebbe mai stata candidata. Perché? «Non amo mischiare il rapporto che avevo con mio fratello con la politica. Comunque sarei rimasta farmacista». Torniamo alla sfida delle primarie. Sembra che tra lei e Latteri sia scoppiata finalmente la pace. Entrambi avete dato la vostra disponibilità, in caso di sconfitta, a sostenere il vincitore. È il suo assenso al cosiddetto ticket? «No. Non ho mai detto sì al ticket. Ho soltanto promesso di sostenere l'altro candidato per lealtà. Comunque, conosco poco Latteri». Che in questo momento è il suo rivale... «Non è un rivale, i nostri confronti sono sempre molto civili». L'attuale presidente della Regione Sicilia, Cuffaro, dice di non temere il confronto e in una recente intervista l'ha giudicata "persona degnissima" ma "visto che già gode del vantaggio del cognome che porta, fossi in lei eviterei di parlare di Paolo". «Ho provato amarezza nel leggere quell'intervista. La sua è stata una reazione scomposta. Non era una reazione serena. La Sicilia è della Sicilia non di Cuffaro». La Sicilia potrebbe essere sua... «Non è neanche mia». Se le chiedessi di Berlusconi la sua risposta sarebbe scontata? «Stento a capirlo. Ricordo ancora le sue dichiarazioni sulla giustizia. Berlusconi, Previti e Dell'Utri hanno dato una pessima immagine dell'Italia». Adesso sotto la lente della magistratura sono finiti alcuni esponenti dell'Udc siciliana «Anche lì è l'immagine politica che ne soffre più di ogni altra cosa». E. G.

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