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Diliberto non molla falce e martello

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Rizzo a Cossutta: «Ha sbagliato, il comunismo non è morto»

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Il leader del Pdci Oliviero Diliberto è molto irritato per l'intervista rilasciata da Armando Cossutta. Prima di tutto, si spiega in ambienti vicini al segretario, perchè l'uscita non era stata in alcun modo concordata e poi perchè il Pdci al simbolo della falce e martello «non ci rinuncerà mai». Cossutta si dichiara pronto a rinunciare al simbolo visto che «il comunismo non c'è più». La questione del simbolo era nata quando, prima della riforma elettorale, il Pdci pensava ad una lista comune con i Verdi: la lista Arcobaleno. Diliberto pare voglia convocare al più presto una direzione straordinaria del partito e chiedere a Cossutta un incontro chiarificatore. «Cossutta sbaglia perchè non è rinunciando alla propria identità che si fanno passi in avanti verso l'unità delle forze progressiste e di sinistra», critica anche Marco Rizzo, europarlamentare del Pdci «Sbaglia - aggiunge - perchè questa sua dichiarazione che può apparire come una decisione politica collettiva non è stata mai avvalorata da votazioni nè da pronunciamenti di alcun organismo dirigente, anzi, quando Cossutta ha fatto una proposta simile nella direzione nazionale, ha dovuto rinunciare a farla mettere ai voti perchè sarebbe finito in minoranza. Pur riconoscendo la sua storia personale, nessuno e pertanto neanche Armando Cossutta, può dichiarare che il comunismo è morto. In Italia quell'idea è stata sempre coniugata a battaglie di giustizia e di libertà. Nel mondo è fallito un esperimento che ha prodotto certo errori e tragedie ma che ha pur consentito la riscossa e l'emancipazione di miliardi di persone. Il comunismo rimane un orizzonte di giustizia sociale e di uguaglianza che forse Berlusconi può decidere di sbeffeggiare, ma Cossutta no. Avrebbe fatto meglio a tacere».

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