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Vescovi preoccupati «La riforma non porti a disuguaglianze»

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Non entrano nel merito delle riforme, ma considerano inevitabile il referendum confermativo. Se nessun commento sulla riforma istituzionale filtra dalla assemblea generale riunita ad Assisi, i presuli si associano alla definizione di «norme controverse» data lunedì dal cardinale Camillo Ruini e rimarcano che non può essere l'approccio economico a sorreggere un sistema federale, bensì quello solidaristico. In ambito sanitario, poi, la Cei non esita a dir chiaro che le riforme possono portare a «20 sistemi sanitari regionali» e chiedono una «perequazione» che garantisca «equità» nell'accesso alle cure a tutti gli italiani. Tra i vescovi, soprattutto tra quelli delle zone meridionali, la preoccupazione è davvero grande, e intanto ci pensa il Sir, l'agenzia promossa dalla Cei, a dare per inevitabile il referendum popolare sulla devolution e ad avanzare dubbi soprattutto sulla forma di governo prevista dalla riforma appena votata. Oggi, comunque, a conclusione della assemblea generale, i presuli potrebbero essere più espliciti nel giudizio sulla riforma approvata al Senato. Il Sir ricorda la definizione di «norme assai controverse» data dal presidente dei vescovi, e sottolinea che la parola spetterà ora agli elettori: su temi importanti come quelli della nuova forma di governo serve un «dibattito pacato» da qui al referendum. L'assemblea di Assisi impegnata ieri ed oggi a discutere di pastorale sanitaria afferma comunque con chiarezza «l'esigenza che in ambito sanitario il federalismo sia solidale e preveda meccanismi di eventuali perequazioni tra le regioni».

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