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Benigni e Celentano, campioni nel pagare meno tasse

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Benigni paga il 4,5%, Celentano il 14,92%. In comune i due hanno non solo i record d'ascolto, ma anche altro: commercialista con i fiocchi, e la capacità di aggirarsi come fulmini fra codici e codicilli fiscali emessi durante il «regime» di Silvio Berlusconi. Basta dare un'occhiata ai bilanci delle società cui i due showman a tutto campo hanno affidato le proprie fortune professionali. Se il Clan Celentano ha goduto di una pressione fiscale del 14,92%, nei giorni scorsi, Benigni e la moglie si sono visti portare via dal fisco appena il 4,49% dei sudatissimi guadagni. Adriano Celentano sembra proprio aver fatto scuola. Non è stato infatti solo lui a sfruttare le possibilità offerte dalla legge approvata dal governo di centrodestra sulle plusvalenze per versare meno tasse al fisco. Nei bilanci di Celentano e del suo gruppo si scopre che il conduttore di Rockpolitik in tre anni ha consegnato all'Erario appena il 14,92% delle somme guadagnate. Gli anni che sono stati presi in esame da Il Tempo sono quelli dei bilanci depositati presso il registro della Camera di commercio di Milano: 2002, 2003 e 2004, quest'ultimo approvato dall'assemblea del 27 maggio 2005, poco dopo la prima firma del contratto per Rockpolitik. Nel triennio di regime la società dei Celentano ha incassato come fatturato 12 milioni e 623 mila euro. L'utile prima delle imposte è stato di 4 milioni e 787 mila euro. Le tasse finali sono ammontate in tutto a 714.590 euro, equivalenti appunto al 14,92 per cento del guadagno realizzato. Per quanto riguarda i bilanci della Melampo cinematografica srl (la società di produzione dei film di Benigni) negli anni 2001-2004, ci sono giri di affari di tutto rispetto, e utili di conseguenza (salvo nel 2003). Perché in quel periodo, che parte ancora con lo sfruttamento de «La vita è bella», passa attraverso la maxiproduzione di «Pinocchio», e approda a «La tigre e la neve», il fatturato dei Benigni ha sfondato il tetto dei cento milioni di euro. I ricavi complessivi nell'era berlusconiana sono stati infatti di circa 107 milioni di euro, e l'utile, è ammontato comunque a 10,2 milioni di euro, qualcosa come venti miliardi di vecchie lire. Secondo le relazioni di bilancio firmate dal cognato di Benigni, Gianluigi Braschi (fratello di Nicoletta), al fisco nello stesso periodo sono stati versati in tutto 458.535 euro, pari appunto al 4,49%. I Celentano e i Benigni nel loro piccolo, quindi, non hanno avuto comportamenti fiscali diversi dai Ricucci, dai Coppola e dagli Statuto. Eppure sono diventati bandiere viventi del centro-sinistra.

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