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Gli azzurri fischiano il ritorno di Sgarbi

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Il Cavaliere suona la carica: «Vittoria possibile». Ma Forza Italia chiude ai trasfughi

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Silvio Berlusconi coglie l'occasione dell'appuntamento alla sede del Motore Azzurro all'Eur per spronare ministri e senatori di Forza Italia in vista della battaglia elettorale. Il suo, racconta chi ha partecipato all'incontro, è stato un intervento tutto improntato alla serenità, alla fiducia e alla voglia di «tornare a fare innamorare gli italiani» del Governo e di Forza Italia. Ma dai suoi fedelissimi è arrivato un segnale chiaro. «Volete il ritorno di Sgarbi?» ha chiesto il cavaliere alla platea. La risposta è stata una valanga di fischi. Fare quadrato sì, ma per i trasfughi non c'è più posto. Il Cavaliere sente però ancora «l'aria del '94». E cerca di infondere la stessa serenità agli eletti del suo partito. Anche perchè, ribadisce il presidente del Consiglio, con l'Unione guidata da Romano Prodi «partiamo da una situazione di assoluta parità», 48 per cento per entrambi gli schieramenti, e il valore aggiunto della Cdl deve essere quello di recuperare «il partito degli indecisi», che secondo le stime del Cavaliere si aggira attorno al 25 per cento degli elettori. Ma la campagna elettorale, spiega il premier nel suo intervento, «non deve essere un referendum su Silvio Berlusconi», non deve seguire «lo schema di "o con me o contro di me"»: Forza Italia e la Casa delle libertà devono impostare tutta la campagna elettorale sulle «visioni del mondo» completamente opposte che dividono i due schieramenti. Bisogna far capire agli elettori indecisi, e in generale a tutti gli italiani, «cosa vogliono fare i signori della sinistra» semmai dovessero tornare a Palazzo Chigi: i rischi, avverte Berlusconi, sarebbero l'ingessamento del mercato del lavoro con l'estensione a tutte le aziende dell'articolo 18, l'introduzione di un'imposta patrimoniale cara a Bertinotti, e un innalzamento generale delle tasse. Un incubo insomma, che la Casa delle libertà deve scacciare dal futuro degli italiani innanzitutto vincendo le elezioni. E per vincere le elezioni, il piano, già messo a punto nei mesi passati e rifinito in queste ultime settimane, prevede una presenza capillare sul territorio degli eletti, ognuno dei quali dovrà continuare a occuparsi del proprio collegio maggioritario, nonostante l'introduzione della proporzionale. I candidati del partito, rivela il Cavaliere ai suoi, saranno coadiuvati nella campagna elettorale dai presidenti di collegio, che sarebbero l'equivalente dei vecchi delegati di collegio per le circoscrizioni del proporzionale. E in ultimo, per scongiurare i «brogli della sinistra» nelle urne, serviranno almeno un paio di rappresentanti di lista per sezione. Discorsi accompagnati da applausi a scena aperta. Prima del rompete le righe però, il Cavaliere ha fatto una richiesta precisa, e lanciato un monito ai senatori azzurri: «Mercoledì - ha avvertito - vi voglio tutti presenti in Aula per il voto sulla devolution. Non voglio scuse, e non valgono neanche le missioni». Sulla riforma federalista insomma, arrivata all'ultimo giro di boa, il Cavaliere è stato chiaro: questa volta non è il caso di fare sorprese.

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