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Passa la nuova costituzione Gaffe di Boccia sui pianisti

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La Cdl esulta, la Lega espone due striscioni con la scritta «Grazie Bossi!» e i deputati di An esibiscono coccarde e bandierine tricolore. Il centrosinistra, che parla per quasi tutta la mattinata praticamente in solitudine, critica la maggioranza, ma punta ormai tutto sul referendum. Il «rito» del voto per la devolution si «consuma» in poco meno di due ore. L'emiciclo di Montecitorio comincia a riempirsi dopo mezzogiorno e mezza. Dopo cioè l'ingresso in Aula del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che, come prima cosa, sale fino allo scranno presidenziale per stringere la mano a Clemente Mastella che presiede in attesa dell'arrivo di Casini. Il premier sorride. Mastella, invece, dopo un attimo di disappunto, allarga le braccia quasi contrariato. Poi, Berlusconi si siede ai banchi del governo «circondato» dai tre Roberti della Lega: Calderoli, Maroni e Castelli. Parla a lungo con i primi due e con il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Poi ascolta gli interventi degli alleati. Distraendosi o leggendo il giornale quando parlano gli «avversari». Anche quando Fassino ricorda l'omicidio in Calabria di Fortugno. Il dibattito è più sereno di quello della settimana scorsa per la legge elettorale. Pochi gli applausi. Solo qualche «buu!-Buu!» da parte di deputati del centrodestra quando Casini dà la parola al segretario dei Ds Piero Fassino. Pochi minuti prima del voto il presidente della Camera invita comunque tutti alla calma e a prendere posto sottolineando che si tratta di «un voto delicato». Il deputato dei Dl Antonio Boccia denuncia che nei settori della Cdl ci sono dei banchi vuoti con la tessera parlamentare infilata, in modo che i cosiddetti «pianisti» possano votare per gli assenti. Protesta An che fa notare come proprio a fianco di Boccia ci sia una tessera infilata senza che al banco sia seduto alcun deputato. E così Casini invita i segretari d'Aula Teodoro Buontempo (An) e Tiziana Valpiana (Rifondazione) ad andare a controllare. I commessi ritirano alcune delle tessere vaganti e si apre la votazione. La riforma passa in terza lettura con 317 «si», 234 «no» e cinque astenuti. La maggioranza richiesta è di 307. Quindi la devolution ottiene il «via libera» per soli 10 voti. I deputati della Cdl comunque esultano. E quelli della Lega srotolano due striscioni bianchi con la scritta nera per dire «Grazie Bossi!». Un pensiero al leader che per oggi era atteso alla Camera, ma che poi non è venuto probabilmente per ragioni di salute. I deputati di An, con tanto di coccarda tricolore sul bavero, applaudono e si uniscono al coro di «evviva!». L'Unione resta in Aula e vota. Si tratta di una riforma costituzionale, spiegano, ed abbiamo preferito restare in Aula a fare il nostro dovere anzichè «disertare come per la legge elettorale. Il nostro obiettivo ora, avvertono, è cancellare la riforma con il referendum. La riforma alla sua terza lettura. Adesso dovrà tornare al Senato per il via libera definitivo.

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