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Aleggia il «fantasma Ulivo», Fassino nel panico

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Solo Pecoraro Scanio e Antonio Di Pietro fanno professione di fede e sottolineano subito che sono d'accordo a correre «tutti insieme» uniti anche alla Camera per vincere. Le parole sul rilancio sul «vero Ulivo» pronunciate da Romano Prodi scuotono gli animi che vogliono pensare solo alla «grande partecipazione democratica alle primarie». Piero Fassino, fa addirittura una smorfia quando gli si chiede dell'Ulivo e scappa via. Fausto Bertinotti, provato da un'attesa estenuante e da un risultato che sicuramente lo ha lasciato con l'amaro in bocca, arriva per ultimo a piazza Santi Apostoli e sulle note di Bella ciao, ribadisce il suo pensiero chiramente: «Questa straordinaria partecipazione prova che va benissimo così. Nel centrosinistra si deve discutere e restare uniti anche nelle diversità che restano. Non siamo in una caserma, nessuno prenderà ordini da una persona sola. L'Ulivo? Non mi riguarda. Ne sono sempre stato fuori e sempre lo sarò. Una lista unica dell'Unione? Non, ci presenteremo come Rifondazione, come sempre». Prodi lo abbraccia di slancio nonostante tutto e poi si aggiungono anche Sandro Curzi e Franco Giordano. Sono tutti e quattro avvinghiati, ma è solo l'entusiasmo del momento. Non partecipa a questi abbracci sfrenati Francesco Rutelli, che con il braccio in collo, è rimasto il più freddo davanti alle parole di Prodi. «Al dopo ci penseremo dopo». È la sua secca risposta a chi gli chiedeva se, dopo l'accenno di Romano Prodi alla necessità di «un vero Ulivo», si stia riavvicinando l'ipotesi della lista unitaria. Non se ne parla nemmeno. Anche se qualcuno brontola che il leader della Margherita dovrà tornare sui suoi passi prima o poi. Così pensa il braccio destro del Professore Arturo Parisi che continua a puntare su quell'Ulivo che però lo sottolinea «non è mica un tram». Con lui si congratulano in tanti sotto il gazebo di piazza Santi Apostoli da Leoluca Orlando a Giovanni Minoli. Mentre poco lontano chiacchierano alcuni giornalisti della Rai, David Sassoli e Antonio Di Bella e pure Federico Fazzuoli. Flavia Prodi in tailleur scuro e altri collaboratori del professore cad un certo punto lo spingono a salire sul Tir insieme ad alcuni volontari dei seggi. Le canzoni dei partigiani e Barry White fanno da colonna sonora della festa dove manca soltanto Mastella. Anche Scalfarotto infatti si merita un bell'abbraccio del Professore. Abbraccia tutti, anche Marrazzo e Gasbarra, a questo punto il professore. D'Alema rimane a distanza e afferma che da domani «bisognerà andare avanti cercando prima di tutto di non litigare». La «festa» come la chiamano i prodiani però non comprede fuochi d'artificio. L'appello all'Ulivo frena l'entusiasmo di molti soprattutto della Margherita. Tra i primi arrivare a piazza Santi Apostoli è Franco Marini che forse già sa che Prodi res più forte dalla vittoria alle primarie sparerà subito il proiettile verso di loro. Il diessino Fabio Mussi si fa un whisky già alle 22, mentre Enrico Letta alza gli occhi al cielo e rimane folgorato: una bandiera di Alleanza Nazionale sta sventolando dal balcone soprastante all'ufficio di Prodi. Uno scherzo? «Digraziati Ma chi ci abita?», urla. Ma la bandiera resta al suo posto.

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