Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

I Ds: l'Unione è al suicidio di massa

default_image

L'Unità scopre che le intercettazioni sono un tritacarne. Quando colpivano a destra andavano bene

  • a
  • a
  • a

E non è un messaggio qualunque, sembra un ultimatum: attenzione, cari alleati, ci stiamo suicidando. Il giornale dei Ds attacca: primarie ad alta tensione. E perché sono ad alta tensione? Perché il «centrosinistra è diviso». «Dopo l'intervista di Fassino che chiede di fermare l'aggressione ai Ds, la polemica non si placa - si legge nella prima pagina dell'edizione di ieri -. Reazione favorevoli dai Verdi e dallo Sdi, mentre settori della Margherita, Di Pietro, Occhetto e Rifondazione insistono nelle critiche alla Quercia per la vicenda Unipol-Bnl». Viene ricordata la posizione di Bertinotti («I Ds devono preservare l'autonomia dalla politica»). Quindi il commento finale: «Così le primarie rischiano di trasformarsi in uno scontro nell'Unione». Che cosa succede? Succede che da giorni alcuni quotidiani svelano un giro di telefonate tra Giovanni Consorte, ad di Unipol che sta per scalare Bnl, ed esponenti dei Ds. Vengono citati Fassino, Latorre che è il braccio destro di D'Alema. E siccome sono parlamentari, le conversazioni - che appaiono nell'ambito dell'inchiesta su Antonveneta (dunque, in una vicenda che non ha nulla a che fare con Unipol e sulla sua scalata alla banca tanto cara ad alcuni azionisti del Corriere della Sera), i contenuti delle chiacchierate sono secretati. L'effetto è devastante perché a leggerle con quegli omissis sembrano nascondere chissà quale scandalo; ma certamente rivelano che la compagnia di assicurazione e il partito non sono due entità completamente separate. E così i Ds, dopo aver cavalcato per anni l'offensiva dei magistrati e la via giudiziaria per l'eliminazione degli avversari politici, scoprono adesso che cosa significa la gogna mediatica, il fango nel ventilatore. E gli alleati ne approfittano per indebolire la Quercia in vista delle prossime primarie ma anche delle prossime elezioni. Competition is competition, aveva detto Prodi. E ora tutti si azzannano. Per difendersi dagli attacchi, la controffensiva è affidata all'editoriale del direttore del quotidiano fondato da Antonio Gramsci, Antonio Padellaro: «Si nota, in queste ore, una discreta propensione al suicidio (politico) di massa di alcuni leader e liderini dell'Unione: una cosa tipo reverendo Moon». «È probabile - si legge ancora - che il clima delle imminenti primarie abbia, per così dire, acceso gli animi. Avevamo capito che questa competizione, attraverso apporti e accenti diversi sui problemi della legalità, dei diritti, dell'ambiente, del Mezzogiorno doveva servire a meglio edificare il programma condiviso della coalizione. Almeno così si sono impegnati a fare i vari candidati quando hanno giurato che il loro autentico ed esclusivo interesse era quello di rafforzare Prodi e l'Unione». «Si è visto come: prendendosi a colpi di questione morale, tema fondamentale per un Paese bisognoso di legalità non corpo contundente nelle zuffe da cortile. Le primarie restano una grande occasione per cambiare l'Italia. Questo è il modo migliore per farle fallire». E dopo questo editoriale? Che cosa è successo? Praticamente nulla, gli schieramenti in campo restano gli stessi. In difesa dei Ds solo Pdci e Verdi. Marco Rizzo (Comunisti italiani) avverte: «La politica è davvero caduta in basso. La vicenda delle intercettazioni e degli intrecci politica-affari emerse dai giornali rendono urgente affrontare il problema». E Alfonso Pecoraro Scanio, presidente del Sole che ride, aggiunge: «A settembre chiediamo che Prodi convochi il direttivo dell'Unione per avviare un confronto sulla materia. Nel frattempo, è bene che finisca questo stillicidio di polemiche». Di Pietro non si placa: è davvero «singolare», denuncia, «la pretesa di alcuni leader dell'Unione» secondo cui «non si devono denunciare pubblicamente gli scandali politici-finanziari che stanno venendo fuori dalle intercettazioni telefoniche perché ciò danneggerebbe il risultato elettorale». E conclude: «È l'omertà e non la denuncia che danneggia l'Unione».

Dai blog