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Montezemolo si muove per salvare la squadra della sua città e cerca alleanze con Casini, Fini e Cofferati. Gazzoni dà una mano

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Perché ancora una volta il campionato di calcio italiano, il caos del calendario della serie A, della serie B e dei campionati minori è diventato un affare politico-industriale-finanziario di rilevanza assoluta. Il ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar del Lazio che ha riconosciuto il diritto del Messina di restare in serie A, dove sul campo aveva conquistato il settimo posto in classifica, sta muovendo legioni di interessi e soprattutto di interessati. Al centro dei quali c'è soprattutto una squadra, il Bologna, che in serie B è precipitata per demeriti sportivi: semplicemente non facendo sul campo i punti necessari per restare a competere con Milan, Inter e Juventus anche l'anno prossimo. Che in tribunale il presidente del Bologna, Giuseppe Gazzoni Frascara, cerchi di trovare quei tre punti che sul terreno di gioco erano sfuggiti, non è innaturale. Ma non è solo lui a muoversi in queste ore con quello che già sembra un diktat: «Il Bologna si deve salvare», e a mare chi come il Messina in A c'è restato per meriti sportivi o come il Torino in A ci è arrivato faticando e vincendo partita dopo partita. Perché da giorni a Roma si intessono trame, si cercano contatti, qualcuno teme anche pressioni, con i consiglieri di Stato che dovranno prendere la decisione definitiva. E il Bologna in A sembra diventato un vero caso politico-finanziario. Si è mosso anche il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, che con Gazzoni Frascara è in rapporti di affari da anni (insieme ad Angelo Rovati sono stati fortunati protagonisti dell'operazione Italfondiario). L'interesse di Montezemolo per il Bologna non è indifferente, perché alcuni professori della Luiss, l'università controllata dalla Confindustria, hanno avuto e avranno un ruolo decisivo nelle decisioni giudiziarie destinate a ridisegnare il campionato di calcio italiano. Ma per il Bologna in A, diciamo così, fanno il «tifo» in modo bipartisan anche alcuni dei più importanti politici italiani. Dal presidente della Camera dei deputati, Pierferdinando Casini, al leader dell'Unione, Romano Prodi. Dal presidente di An, Gianfranco Fini al sindaco del capoluogo della regione Emilia Romagna, Sergio Cofferati. Una questione di cuore, ma anche di affari. Perché la caduta in serie B rischia di compromettere a Bologna anche i finanziamenti per la costruzione di uno degli stadi inseriti nella lista dei possibili europei di calcio, Italia 2012. Secondo la prima indicazione Bologna sarebbe una delle nove città principali in cui si potrebbero svolgere gli europei. La scelta definitiva, in caso di assegnazione da parte dell'Uefa (molto probabile, perché in questo momento l'Italia è in pole position), verrà fatta in base ai risultati sportivi degli ultimi anni, e la caduta in basso potrebbe comprometterne le possibilità. In un documento inviato all'Istituto del credito sportivo la città di Bologna sarebbe oggi nella lista degli stadi principali per l'edizione degli europei di Italia 2012, e garantita quindi la concessione del finanziamento speciale a tasso zero per rimodernarne gli impianti. A Bologna sede degli europei tiene molto anche Montezemolo, che fu uno dei protagonisti dell'organizzazione dei mondiali di calcio in Italia nel 1990 (ne guidò la struttura di comunicazione). Alle altre squadre di calcio coinvolte nei ricorsi al Consiglio di Stato il caso Bologna fa paura, e lo fa ancora di più dopo l'aggressiva intervista di Gazzoni Frascara sul Corriere della Sera di ieri (cui seguiranno nei prossimi giorni le repliche dei presidenti delle altre società coinvolte). D'altra parte i conti economici delle società di calcio sono così confusi e le norme di controllo così elastiche che qualsiasi soluzione potrebbe essere prefigurata. Quasi tutti i club sono in ritardo anche pesante nel pagamento dei debiti con il fisco. E la regolarità delle loro iscrizioni al campionato sempre da verificare. Così tocca alla piazza, come è accaduto nel caso di Lazio e Messina, fare applicare a furore

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