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A Roma spariscono 200mila persone, due deputati e un senatore

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Dall'indagine infatti emerge che «tra il 1991 ed il 2001 a Roma sono sparite 186.612 persone, il 6,8% della popolazione». Come si evince dai «dati del 14° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni, la più recente fotografia dell'Italia, scattata dall'Istat il 21 ottobre del 2001». «Secondo l'Istituto di statistica - si legge sul numero del settimanale -, la popolazione residente nel Comune di Roma dieci anni prima era pari a 2.733.416 (al netto della XIV Circoscrizione, divenuta nel frattempo Comune di Fiumicino) e nel 2001 è scesa a 2.546.804. Una vera migrazione di massa che viene duramente contestata dall'Usi/Rdb. Secondo il sindacato dei lavoratori della ricerca, infatti, i dati non solo non concordano con quelli dell'anagrafe capitolina, ma sono palesemente sbagliati. E per dimostrarlo, oltre ad affermare che chiunque a Roma è in grado di indicare parenti o amici ai quali il modello del Censimento o non è stato affatto consegnato oppure non è stato successivamente ritirato, scende nel dettaglio analizzando proprio i dati. Le persone d'età compresa tra i 15 e i 24 anni sono scesi di oltre il 40%». «Ma quello che colpisce di più - è scritto nel nuovo numero di Economy -, secondo l'Usi/Rdb, è la diminuzione in dieci anni degli appartamenti: le abitazioni edificate fino al 1991 e censite al 2001 risultano essere 1.104.716, quasi 30.000 in meno rispetto al censimento precedente, con un calo percentuale del 2,5. "Le persone possono spostarsi", spiega Franco Mostacci, della segreteria nazionale dell'Usi/Rdb, "ma le case dovrebbero essere ancora al loro posto. È difficile credere, a meno di qualche fenomeno esoterico, che anch'esse siano svanite nel nulla e sarà complicato spiegare che gli stranieri un tempo residenti a Roma, prima di lasciare la città, abbiano impacchettato anche il loro appartamento e se lo siano portato. D'altronde, la stessa definizione di immobile avrebbe dovuto scoraggiarli. Questa è una prova schiacciante che liquida come fallimentare il censimento effettuato dall'Istat». Il settimana sottolinea anche che «il numero di residenti nella Capitale non è poi un dato puramente statistico. Anzi, è denso di conseguenze. La più eclatante è quella elettorale: se, come probabile, saranno ridisegnati, sulla base dei risultati ottenuti dal censimento, i collegi in vista delle elezioni politiche del 2006, Roma avrebbe due deputati e un senatore in meno. E poiché il fenomeno è di portata ben più ampia in tutta Italia, c'è il rischio concreto che, se non si corre ai ripari, le prossime elezioni saranno falsate in partenza». Ma non è finita. Perché i riflessi non saranno solo politici: «Ci sono anche conseguenze economiche - evidenzia il giornale diretto da Giorgio Mulè -. La sottostima della popolazione di quasi 200.000 unità comporta un danno di circa 150 milioni di euro all'anno in termini di minori trasferimenti dallo Stato alla Regione Lazio per la spesa sanitaria. "La mancata conoscenza o la visione distorta della struttura demografica ed abitativa della città", continua Mostacci, "rappresentano anche un ostacolo insormontabile per la programmazione e la realizzazione di una seria politica sociale, economica, sanitaria ed educativa. Senza i numeri di base qualsiasi iniziativa di sviluppo urbanistico o di monitoraggio dell'edilizia abitativa è destinata a fallire. E lo stesso discorso vale per le statistiche. Tutte le indagini campionarie dell'Istat sulle famiglie stanno producendo risultati distorti e fuorvianti. Non stiamo parlando di rilevazioni di poco conto, ma dell'indagine sui consumi o di quella sulle forze di lavoro, che a loro volta alterano i conti nazionali e gli indici dei prezzi al consumo. Praticamente, tutta la produzione statistica ufficiale"».

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