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Milano corre, Roma in affanno

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C'è una città in Italia, dove questo progetto è già in stato avanzato ed è Milano, la vera capitale laboratorio della Cdl. In realtà lo spunto arriva direttamente da Roberto Formigoni e dal suo tentativo di dar vita, durante le scorse regionali, ad un'ampia alleanza che coinvolgesse nel governo della Regione i riformisti di sinistra che ruotavano attorno alla figura di Piero Borghini, ex comunista e già sindaco di Milano, oggi assessore regionale alle Opere pubbliche, alle Politiche per la Casa e all'Edilizia residenziale pubblica. È stato questo il seme che ha dato il «la» ad un'operazione che nel tempo ha coinvolto proprio quella triade di partiti che il premier vorrebbe vedere raccolti sotto l'unica bandiera del partito unico di centrodestra: Forza Italia, An e Udc. In realtà a favore dei progetti riformisti della Cdl gioca il fatto che, a Milano, il partito di Marco Follini non è la spina nel fianco che tiene sulla corda il premier a Roma. In città e in Regione, infatti, l'Udc fino ad oggi, è stato più che conciliante con il resto della coalizione. Ed è tutto dire visto che il timone dei centristi milanesi è saldamente nelle mani di Bruno Tabacci che è commissario cittadino e provinciale. Questo ha permesso ad An e Forza Italia di giocare fino in fondo la propria partita disturbati solamente dalla Lega che, proprio in Lombardia, risulta essere l'alleato meno fedele del premier. Anche se è stato proprio dall'esperienza milanese che Berlusconi ha preso lo spunto per lanciare l'idea di un'ampia coalizione in grado di allearsi con la Lega e con tutti quelli che si ritengono alternativi alla sinistra. È fin troppo evidente, infatti, che a Milano e in Lombardia il Carroccio non può assolutamente rinunciare alla sua vocazione territoriale e per questo deve rimanere ben distinto dal resto della coalizione. Insomma, mentre a Roma Forza Italia si spacca e gli appelli del coordinatore regionale Beatrice Lorenzin rimangono praticamente inascoltati, Milano si candida ad essere l'unica e sola città-laboratorio della Cdl. A Milano, infatti, è nata la giunta Albertini, sintesi e modello dell'idea di amministrazione locale del centrodestra. Da Milano e dalla Lombardia è partita la riscossa della Cdl grazie all'esperienza formigoniana. E ora arriva il partito unico. Un progetto che passa tra le mani di alcuni esponenti chiave del partito di via dell'Umiltà. Da qualche mese, infatti, il coordinamento cittadino è nelle mani di Maurizio Lupi e Luigi Casero. Il primo formigoniano doc, espressione del riformismo cattolico. Il secondo, responsabile economico di Forza Italia, viene normalmente annoverato tra i «Tremonti boys» e quindi gode della stima e della fiducia del vicepresidente di Fi. I due, già assessori comunali nella prima giunta Albertini, sono affiancati dal neo coordinatore regionale Mariastella Gelmini che ha sostituito l'unico vero oppositore di Formigoni: Paolo Romani. Lupi e Casero hanno ottimi rapporti di collaborazione con Ignazio La Russa al punto che i tre vengono considerati una triade inseparabile. Sono stati proprio loro a far rientrare in giunta comunale la Lega che se ne era andata in aperto contrasto con il sindaco Albertini. Ma Lupi e Casero hanno ottimi rapporti anche con i riformisti liberal-socialisti che si sono accasati dalla parti di Forza Italia, in particolare con Fabrizio Cicchitto e Cinzia Bonfrisco, il «braccio armato» di Cicchitto in Lombardia. Quindi l'alleanza tra riformisti cattolici, riformisti liberal-socialisti e destra a Milano è molto di più di un progetto, è una realtà. Al punto che gli esponenti della Cdl stanno già lavorando alla realizzazione di una vera e propria «fabbrica» del programma del partito unitario del centrodestra. Un luogo fisicamente identificabile dove la politica possa incontrare esponenti della società civile, industriali e chiunque voglia aprire un dialogo sui temi che interessano il Paese. L'obiettivo è avviare

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