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SARANNO Luciano Ciocchetti, Gianfranco Bafundi e Mario Sisto Ferrante a sostenere l'idea di federare ...

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Obiettivo dei tre capogruppo alla Pisana, al Campidoglio e a palazzo Valentini è quello di lanciare un forte segnale politico al Paese e agli elettori - soprattutto quelli del ceto medio - partendo dagli enti locali. Ovvero i consigli comunali, provinciali e regionali. «Vogliamo avviare un processo che porti a un dibattito sul partito unico che non sia solo a livello nazionale - spiega Ciocchetti - ma che parta dal basso, attraverso i consiglieri che quotidianamente sono in contatto con la gente e con i suoi problemi». L'Udc per ora ha ricevuto segnali di apertura da parte di Forza Italia, mentre da parte di Alleanza nazionale ha registrato una certa freddezza. «Probabilmente non hanno capito la portata dell'iniziativa - li giustifica Ciocchetti - L'idea che abbiamo noi di partito unico fa riferimento al Partito popolare europeo che in Francia e Germania è l'unica vera alternativa alla sinistra con i suoi valori, programmi e regole che noi condividiamo. An non fa parte del Ppe, ed io la freddezza la spiego in questo modo». C'è invece chi spiega la diffidenza del partito di Fini tirando in ballo la possibile candidatura del ministro Mario Baccini al Campidoglio per le Comunali del 2006, al posto di Gianni Alemanno. «Se Baccini decidesse di scendere in campo contro Veltroni, e stiamo cercando di convincerlo, sarebbe una risorsa in più per la Casa delle libertà. È un esponente del mondo cattolico moderato e rappresenta un punto di riferimento per il ceto medio, quello che più degli altri sta pagando tredici anni di cattiva gestione della città da parte della sinistra, puntualizza Ciocchetti.

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