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Stangata per le banche, l'Abi protesta

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In arrivo la riduzione dell'Irap, si studiano le varie forme per le coperture da cinque miliardi

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Le banche e le assicurazioni potrebbero infatti veder lievitare il prelievo, con una aliquota che passerebbe dal 4,25 al 5,25%. Ma l'Abi, l'associazione delle banche italiane, rompe gli indugi, con una dura nota. Ricorda il ruolo del sistema creditizio per il sostegno dell'«Azienda Italia», definisce l'ipotesi di aggravio «inaccettabile» e bolla come «iniquo un intervento fiscale che colpendo una parte viva e vitale dell'economia favorisce invece settori che nessun apporto strutturale assicurano alla competitività del Paese». I banchieri, inoltre, non risparmiano critiche anche alle altre associazioni degli imprenditori: abbiamo sottoscritto un accordo comune - ricordano - nel quale «si respingeva nettamente la discriminazione delle aliquote fiscali, perché tutte sono imprese». Non solo. Il direttore generale ell'associazione, Giuseppe Zadra, rilancia: «Speriamo che le ipotesi di stampa sull'aumento di un punto percentuale dell'aliquota Irap su banche e assicurazioni, sia un'ipotesi non realistica». «Non vediamo alcun motivo di ragionevolezza - ribadisce Zadra - nell'aumentare l'aliquota alle banche per ridurla a professionisti, commercianti e artigiani. Il problema del Paese è quello di aumentare la competività e dentro una misura di questo genere non riusciamo a trovare ragioni di politica economica». «Non capiamo - prosegue il direttore generale dell'Abi - perché le banche debbano essere considerate capaci di sostenere un punto di aumento di aliquota ed essere differenziate dalle altre banche, per favorire, non dico le imprese esportatrici, ma professionisti, notai, avvocati, commercialisti, commercianti o artigiani che, non mi pare, sostengano in particolar modo la competitivit… del Paese». L'ipotesi di una penalizzazione del sistema bancario con l'aumento dell'aliquota Irap incontrerebbe meno difficoltà a livello costituzionale rispetto all'esclusione del mondo bancario dalle nuove agevolazioni che il governo punterebbe a introdurre riducendo l'impatto dell'imposta sul costo del lavoro. Lo sconto varrebbe 4 miliardi di euro il primo anno e sarebbe accompagnato da un altro miliardo di riduzioni finalizzate ad esentare piccoli imprenditori e artigiani (che hanno pochi beni strumentali e nessun dipendente) dal pagamento dell'imposta. Il fronte delle possibili soluzioni è però ancora in movimento e sul tappeto c'è più di una ipotesi. Spunta infatti l'opzione di azzerare l'Irap sulle esportazioni realizzate dalle imprese. Un modo, questo, per rendere più competitive proprio le industrie che si trovano a fronteggiare la competitività internazionale nel nome del Made in Italy. Lo spiega il vice ministro per l'Economia Mario Baldassarri ipotizzando un taglio dell'imposta proporzionato alla quota di export sul fatturato. Il governo sembra proprio orientato a non toccare le rendite finanziarie e nemmeno di aumentare l'Iva dal 20 al 21%. Più probabile è l'arrivo di un aumento di accisa sulla benzina, di ulteriori tagli alla spesa pubblica e di un piano di lotta all'evasione fiscale. Ma anche in questo caso il confronto di maggioranza potrebbe portare qualche sorpresa, visto che l'Udc - attraverso il sottosegretario al Tesoro Vietti - chiede che al fianco di riduzioni dell'imposta vi siano anche tagli strutturali alle spese. Il ministro per l'Attuazione del Programma, stefano Caldoro, mantiene invece i paletti: i fondi proverranno da minori trasferimenti dello Stato a Regioni ed enti locali, tagli alle spese dei ministeri e lotta senza frontiere all'evasione fiscale. «Questa - dice perentorio - è l'unica strada percorribile per trovare coperture al taglio dell'Irap. Non si può ridurre una imposta aumentandone un'altra. Non si può fare tassa su tassa».

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