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di MARIAPIA GARAVAGLIA* Di fronte al degenerare del dibattito sul referendum per la legge 40, bisogna ...

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La vita è qualcosa di troppo importante, sostiene a ragione qualcuno, perché possa essere ridotta a un voto. Eppure non solo vi sarà sottoposta, ma sotto il peso evidente di due circostanze che turbano lo svolgimento democratico della campagna. La prima è la criminalizzazione da parte dei sostenitori del sì di coloro che scelgono la via dell'astensione. Il secondo fatto da denunciare è il tentativo di far passare la legge in questione come un provvedimento oscurantista. La legge 40 parla di fecondazione medicalmente assistita che, come è spiegato dal titolo stesso, aiuta le coppie sterili ad avere figli. I quesiti referendari non ottengono, come si annuncia, un miglioramento della legge, ma il suo stravolgimento. Se vincono i sì, il fine della norma non sarà più quello di aiutare le coppie che non riescono a riprodursi, ma ben altro. Eppure, questo stravolgimento incombente non può essere denunciato e chi ne parla è relegato ai margini del dibattito. La dilatazione dei benefici della procreazione al di fuori della coppia, inoltre, apre scenari inquietanti su cui è difficile far riflettere. Si propone di cancellare, con la fecondazione eterologa, la paternità certa, senza alcuna considerazione per le conseguenze nel futuro. Della questione posta in questi termini c'è poca traccia nel dibattito referendario, monopolizzato dagli scienziati o presunti tali. A questo proposito, è bene ricordare che l'oggetto della consultazione non è il futuro della scienza e della ricerca, come viene da più parti proclamato. È la politica che deve farsi carico dei problemi dei cittadini, di assicurare certezze e di proporre soluzioni. Si fa largo invece una sorta di monopolio scientifico della verità, un'idea che fa rabbrividire, poiché riporta con la memoria a momenti della storia in cui l'umanità, in nome della scienza e di un certo determinismo, ha dovuto subire i peggiori affronti e nefandezze. Gli scienziati, come i politici, non hanno la verità in tasca. È comprensibile che i cittadini siano estremamente attenti a tematiche che toccano la salute e ai progressi della scienza per la cura di malattie che angosciano malati e familiari. Quello che non è accettabile è che, sfruttando questo sentimento, si cerchi di dare non alla scienza, ma ad alcuni scienziati, la patente di sapienti. In tutto questo, mi fa dunque una profonda tristezza registrare da parte di forze o persone che sono politicamente alleate nel centrosinistra, una criminalizzazione che non ha senso se non per il paradosso che i sostenitori del sì, in un referendum, abbiano bisogno anche del voto dei no. Le riflessioni che sulla vita possono intrecciarsi sarebbero moltissime e da tanti punti diversi di vista nella presente circostanza, per cui mi limito a una considerazione politica. La «sinistra» si è riservata da sempre l'impegno a favore dei più fragili e vulnerabili nella storia, ma questa volta la vedo impegnata altrove. E gli ecologisti? Non si preoccupano di alterare il rapporto fra l'uomo e la natura e tra questa e la scienza? Soprattutto non temono il potere dell'uomo sull'uomo? A tutti questi esponenti della sinistra che ora criticano, ma non solo a loro, mi sento di dire che l'astensione è un mezzo non solo legittimo, ma anche utile per tenere aperto un dialogo per il dopo 12 giugno, che la vittoria del si o del no renderebbe impraticabile. Per questo ho deciso un'astensione attiva. *Vicesindaco del Comune di Roma

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