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Referendum, i parroci spiegano l'astensione

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Omelie, incontri, dibattiti. La strada scelta dai sacerdoti è di «stimolare» l'intelligenza dei fedeli

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L'indicazione, chiara, del presidente dei vescovi italiani di non andare a votare il prossimo weekend i quesiti proposti dal referendum sulla legge 40/2004 in materia di fecondazione assistita, viene sostenuta in pieno dai sacerdoti delle chiese romane. E, infatti, il richiamo unanime dei parroci è di prendere visione degli opuscoli del Comitato Scienza & Vita, di valutare con ponderazione le ragioni dell'astensione proposte dal Comitato e sostenute a spada tratta dalla Cei e, conseguentemente, di astenersi. Certo, è giusto notare che l'azione dei parroci, soprattutto in questi ultimi giorni di avvicinamento al referendum, non ha mai voluto scadere nel campo dell'intimidazione e nemmeno ha mai voluto mettere i fedeli davanti ad aut-aut del tipo «se voti, sei fuori dalla Chiesa» ma, anzi, pur mantenendo un carattere deciso, essa ha più che altro cercato di far sì che i fedeli divenissero coscienti delle ragioni della Chiesa, coscienti del perché, soltanto una settimana fa, lo stesso Papa abbia potuto esprimere un pieno e sentito appoggio al lavoro della Cei in merito al referendum. Nella centralissima parrocchia di Santa Maria in Dominica alla Navicella, ad esempio, il parroco don Sergio Ghio, da settimane distribuisce a chi desidera approfondire l'argomento, gli opuscoli del Comitato Scienza & Vita, ma non solo. Negli ultimi giorni ha anche invitato i fedeli ad astenersi e, per far comprendere meglio il perché di una indicazione esplicita, ha invitato tutti ad una serie di incontri di approfondimento. Infatti, durante i festeggiamenti annuali del Centro Giovanile Monti Esquilino — un luogo di ritrovo vicino alla parrocchia e gestito da don Sergio per i tantissimi ragazzi romani della zona e non solo — i fedeli hanno potuto vedere i dvd diffusi dal Comitato Scienza & Vita e, di più, hanno potuto confrontarsi con una famiglia che ha dovuto vivere in prima persona l'esperienza di un proprio figlio ammalato di leucemia e poi deceduto. Una famiglia «rinnovata» dalla malattia del figlio, pur dentro la sofferenza e il dolore. Un richiamo all'intelligenza dei fedeli, dunque, quello di don Sergio, un richiamo per capire e comprendere. Anche la parrocchia di Santa Chiara si trova non distante dal centro di Roma, in piazza Giuochi Delfici, diametralmente dalla parte opposta rispetto alla Navicella. Anche qui, il richiamo del parroco don Giusepe Frigiola, è per una «stimolazione» dell'intelligenza dei fedeli, senza intimidazioni. Don Giuseppe ha la fortuna di avere come coadiutore don Andrea Manto, che prima di divenire sacerdote si è laureato in medicina, specializzato in geriatria e oggi riesce a trovare il tempo anche per approfondire la teologia morale. A don Andrea, il parroco ha affidato qualche settimana fa il compito di tenere un incontro di approfondimento perché i fedeli «potessero prendere in mano i contributi distribuiti dalla Cei e valutare di conseguenza come agire». Don Giuseppe, a differenza di don Sergio, richiami espliciti all'astensione non ne ha fatti ma la diffusione tra i fedeli della prolusione del cardinale Ruini al consiglio permanente della Cei è stata un'azione significativa. In generale, comunque, in tutte le Chiese romane, si sprecano i banchetti con i depliant contenenti gli approfondimenti atti a conoscere i termini del referendum e, soprattutto, le ragioni della richiesta di astensione avvallata dalla Cei. I parroci non si stancano di ripetere che il Comitato sostiene la posizione del non voto perché considera questi referendum sbagliati nella forma e nella sostanza. Nella forma perché lo strumento del referendum, nella sua secca alternativa si-no, non si adatta a materie delicate e complesse. Nella sostanza perché la legge 40, a loro parere, è una legge che promuove una ricerca scientifica rispettosa del diritto alla vita ed alla salute di ognuno, difendi i diritti dei figli e dei genitori, garantisce genitori certi al bambino.

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