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Fini ora prova a ricucire il dissenso

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L'ufficio di presidenza ha convocato l'assemblea nazionale del partito per i primi di luglio

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Ieri, infatti, dopo una riunione dell'ufficio di presidenza di circa due ore, Gianfranco Fini ha convocato l'assemblea nazionale del partito per il 2 e 3 luglio. A dare la notizia è stato il capogruppo dei senatori di An Domenico Nania, lasciando via della Scrofa. Al centro dell'assemblea ci sarà la discussione sulla «situazione politica generale e si parlerà anche del partito unico» ha detto Nania. Ma sarà affrontata anche la situazione economica, «un partito politico come il nostro - ha aggiunto il senatore - che ascolta i cittadini si rende conto che l'economia preoccupa tutti». La decisione ha soddisfatto solo in parte coloro che, ormai da mesi, chiedevano un chiarimento interno. Più d'uno, però, era convinto che il Presidente avrebbe annunciato la convocazione dell'assemblea solo dopo il referendum del 12 giugno. Non è un segreto, infatti, che An stia attraversando un momento molto delicato. Le decisioni prese da Fini negli ultimi mesi (soprattutto il cambio di linea a a favore della fecondazione assistita), hanno mandato su tutte le furie i vertici del partito. Il Presidente, infatti, ha scelto senza dicuterne prima con gli organi dirigenti e questo ha creato imbarazzo in molti. Gli ex democristiani di An (capitanati da Fiori) sono ancora sulla soglia pronti a uscire in ogni momento. Ma anche gli altri sono in subbuglio. Storace aveva addirittura chiesto che l'assemblea venisse convocata alla vigilia della sconfitta alle regionali. Nei mesi la stessa richiesta è stata avanzata da Urso, Gasparri e, infine, dallo stesso Fiori. Ma invano. La situazione di emergenza aveva spinto addirittura Teodoro Buontempo a convocare «un'assemblea di deputati e senatori svincolata da ogni logica di corrente e tesa a far convocare l'assemblea nazionale di An». Fini ha tentato fino all'ultimo di mediare, di prendere tempo, ma alla fine di fronte all'escalation del dissenso, ha dovuto cedere. Così ieri la richiesta avanzata da tempo, ha ottenuto soddisfazione. Anche se almeno per il momento, non sembra esserci ancora un ordine del giorno chiaro. L'attenzione è fissata soprattutto sul tema del partito unico. Un progetto che, come ha spiegato ancora Nania «prevede tempi scadenzati, ma anche il nuovo scenario politico con l'esplosione della coalizione di centrosinistra». Nania ha anche sottolineato che, per quanto riguarda la creazione di un nuovo contenitore della Cdl, è necessario «partire dal basso, procedere con gradualità e partire dai valori. La politica ha un senso se si sa da dove si viene e dove si vuole andare». Sarà difficile, però, per Fini evitare il dibattito su quello che è ormai considerato dalla maggioranza del partito «il tradimento delle linee di Fiuggi». Anche se, a tormentare i sonni del ministro degli Esteri è soprattuto la prospettiva di una deriva centrista del partito. Una specie di ritorno all'ovile che potrebbe coinvolgere più di un parlamentare. Forse sarà anche per questo che, alla fine, il vicepremier ha deciso di anticipare l'agognato annuncio, prendendosi comunque un mese di tempo per placare gli animi. Il 18 giugno, infatti, è fissato il congresso costitutivo della Nuova Dc di Rotondi e non è escluso che Fini abbia voluto mettere le mani avanti impegnando i suoi per i primi di luglio. Comunque, in attesa di momenti più felici, all'interno di An continuano ad accendersi focolai di protesta. Ieri, ad esempio, all'ufficio di presidenza non era presente uno dei tre vicepresidenti, Altero Matteoli. Secondo alcuni l'assenza sarebbe legata a dissensi emersi nella gestione delle nomine di alcuni enti, in particolare nel Cda delle Poste. Per Fini un altro problema da risolvere in vista di luglio.

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