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Siniscalco: sforzo di tutti per uscire dalla crisi Più industria e meno finanza per la crescita

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Commentando la situazione dei conti pubblici e dell'ultimo rapporto Ocse, che dà l'Italia in recessione, Siniscalco non ha sottolineato che per uscirne serve lo sforzo di tutti. E in aiuto ha chiamato l'ex presidente americano John F. Kennedy, che ha citato parafrasandolo. E alle forze sociali, alla luce della serie di «importantissime assemblee» e delle «ponderose relazioni» che arriveranno nelle prossime settimane a partire da quella, giovedì, della Confindustria (seguiranno anche Banca Italia, Confcommercio, Confesercenti e Abi), Siniscalco ha lanciato una esortazione di stampo kennediano: «non chiedano quello che il Paese deve fare per loro ma quello che loro devono fare per il Paese». Il ministro ha precisato che il governo farà la sua parte: «noi metteremo sul tavolo senz'altro l'Irap, la finanza pubblica e le liberalizzazioni», ma bisogna pure che anche gli altri «mettano sul tavolo comportamenti ugualmente coerenti». Il che equivale a chiedere soprattutto ai sindacati di non tirare troppo la corda sul fronte del rinnovo dei contratti pubblici. Di fronte ai dati negativi per l'Italia del rapporto Ocse, Siniscalco ha detto di non volerli abbellire e ha aggiunto anzi essi mostrano «l'evidente necessità di ristrutturare il sistema produttivo» italiano. Siniscalco ha detto di sapere «bene dove dobbiamo andare, ma dobbiamo andarci tutti», deve essere «uno sforzo di tutto il Paese», non solo del governo che certo, ha sottolineato, farà la sua parte, indirizzando e creando le condizioni. La ricetta a suo avviso si articola in quattro segmenti: 1) più industria e meno finanza; 2) meno parole e più produttività; 3) meno dispersione di interventi e di ipotesi; 4) più mercato e meno opacità. Sul nodo del pubblico impiego Siniscalco ha detto di essere «favorevole a chiudere ma non a tutti i costi». Riguardo al problema del debito ha detto che rimane nella «dinamica della riduzione» e che comunque la cosa più importante è «guardare al Documento di Programmazione economico e soprattutto a una legge finanziaria seria e credibile». Sul rischio deficit, Siniscalco esclude invece lo scenario di sanzioni per lo sfondamento dell'Italia al 3,1% del pil. «Sicuramente», ha detto, sarà messo in moto il meccanismo di infrazione di Bruxelles perchè è un fatto automatico, ma ciò non vuol dire che si arrivi all'ultima tappa delle sanzioni. Siniscalco avrebbe intenzione di chiedere le circostanze attenuanti sulle sanzioni, ovvero di mettere in evidenza che se l'economia italiana marcia al rallentatore e il deficit cresce è dovuto in gran parte a una congiuntura economica internazionale di generale rallentamento. Sul negoziato per la ridefinizione delle prospettive finanziarie, il ministro ha dichiarato che ancora non è in dirittura d'arrivo. Ciascuno «nel negoziato difende i propri interessi», «mi pare che sulle prospettive finanziarie le posizioni siano ancora distanti», ha detto aggiungendo di ritenere che «non sia credibile che il negoziato si chiuda un tempi brevissimi». Con il ministro Eichel, Siniscalco ha detto di avere parlato di conti pubblici, della situazione economica bilaterale e dell' eurozona. No comment invece alle domande sul futuro del ministro delle Finanze tedesco, dopo il terremoto politico in Germania e la decisione di elezioni anticipate a settembre.

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