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Rieccolo, in Rai si rifà avanti Saccà

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La sinistra pensa ad un direttore generale come Carlotti o Cappon. Il voto slitta in Vigilanza

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Anzi ci riproverebbe. Perché sul cammino del direttore di RaiFiction Agostino Saccà verso la direzione generale numero Due (lo è già stato ai tempi del presidente Baldassarre) trova al momento numerosi ostacoli, come il veto di Gianfranco Fini e il malumore di una parte consistente della sinistra. Insomma, Petruccioli e Velardi non bastano a quanto pare nemmeno ad un volpone del partito azienda come Saccà, per conquistare quello scranno così ben gestito da Cattaneo da diventare ancora più importante, anzi, determinante, per la scacchiera della nuova Rai. Ed è soprattutto su questo che si gioca il destino del nuovo vertice tutto da votare, compreso il presidente, che però non esce dal cilindro se non c'è l'accordo di maggioranza e opposizione sul nome del dg. Insomma, il rompicapo appena iniziato minaccia di durare parecchio. Ieri il voto previsto in Vigilanza è saltato per «mancanza di plenum» ha detto Petruccioli, perché il sostituto di Landolfi, Pierfrancesco Gamba, ha avuto la nomina ufficiale solo ieri pomeriggio. Maggioranza e opposizione hanno discusso a lungo solo per decidere quando far partire la votazione, che alla fine è stata rinviata alla mattina di martedì 10 maggio, (oggi ci sarà l'assemblea della Vigilanza ma non si voterà) giorno in cui (nel pomeriggio) dovrebbe riunirsi anche l'assemblea degli azionisti della Rai Spa. Ed è proprio questa assemblea, data in seconda convocazione il 18 maggio, che deve ratificare il nuovo CdA, quindi dovrebbe avere sul tavolo già pronta la lista dei 7 consiglieri per aggiungere i suoi 2 (tra cui il presidente). Se non ci sarà la lista, così, niente assemblea e tutto bloccato. «Siamo stufi di farci dettare l'agenda sulla Rai dalla minoranza, non c'è nessuna fretta», insiste però il responsabile informazione di An, Alessio Butti. Per Butti «la sensazione è che alla minoranza di una soluzione condivisa importa assai poco». E getta l'amo sul fatto che la sinistra in realtà l'accordo sulla Rai non lo vuole affatto perché punta ad arrivare alle elezioni così, per costruirsi una Rai ad hoc dopo elezioni. Pronta la risposta del diessino Giulietti: «È sbagliato l'atteggiamento di sguaiatezza istituzionale della maggioranza. Noi invece siamo pronti ad una soluzione condivisa che ora serve più a loro che a noi. Noi siamo qui per votare il Cda, ma l'indicazione di presidente e direttore generale deve essere contestuale». E infatti è proprio la poltrona del direttore generale che fa gola a tutti, Udc compreso, che spera di portare a casa almeno il presidente con Piero Gnudi o Marco Staderini. «La sinistra vuole sapere prima il nome del direttore generale? Mi sembra una prevaricazione. È competenza del Consiglio eleggerlo...», polemizza Antonio Iervolino, commissario dell'Udc. Le trattative si intensificano nella Cdl. Ieri a palazzo Grazioli il premier Silvio Berlusconi ha parlato di Rai con i neosottosegretari alle Comunicazioni, Paolo Romani e Massimo Baldini. E pare che la proposta di un vertice bipartisan avanzato da Prodi e Fassino non spiaccia troppo al premier. Anzi. Ed ecco che riprende quota per un po' il nome di Agostino Saccà. Ma Marcello Sorgi come presidente sembra già bruciato. La sinistra continua a pretendere un dg «di garanzia» e fa i nomi di Maurizio Carlotti ex dirigente Mediaset ora in Spagna o propone il ritorno del «tecnico» Claudio Cappon. Sul fronte Cdl pare ormai certo, invece Gennaro Malgieri consigliere di Alleanza Nazionale, mentre la Lega propone un certo Fusco e Forza Italia penserebbe ora di portare in Consiglio Alessio Gorla. Ad Angelo Maria Petroni spetterebbe la poltrona di «tecnico» riservata al ministro del Tesoro.

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