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L'Unione vince ma non riesce a governare

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A Venezia, in Puglia, nelle Marche il centrosinistra si spacca. A Caserta si dimette il presidente della Provincia

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Il difficile, per l'Unione di Romano Prodi, è governare e riuscire a formare i nuovi governi locali. Ieri è esploso l'ultimo caso di un centrosinistra alle prese con un'alleanza sempre più litigiosa: il neoeletto presidente della Provincia Sandro De Franciscis, dell'Udr, subentrato dopo dieci anni a una esponente di Forza Italia, si è dimesso. Il motivo? Contrasti interni alla coalizione di centrosinistra, in particolare sulla composizione della nuova Giunta. Un caso che dimostra quanto nervosismo e malumore covi nel partito di Mastella che nei giorni scorsi aveva già annunciato di voler uscire da tutte le Giunte di centrosinistra elette ad aprile, perché i suoi rappresentanti sono stati esclusi dal governo regionale delle Marche e dalla nuova squadra di assessori che sta preparando a Venezia il sindaco Massimo Cacciari. Ma fibrillazione c'è anche in Puglia, dove il neopresidente Nichi Vendola ha escluso dalla sua formazione l'Italia dei Valori. E Di Pietro ha puntato i piedi. A Caserta Sandro De Franciscis ha deciso di dimettersi dopo il no ricevuto dagli alleati alla sua proposta. Il neopresidente avrebbe chiesto di inserire nella giunta due tecnici di sua fiducia, possibilmente due donne, attribuendo tre deleghe ai Ds, tre alla Margherita, ed una ciascuno agli altri quattro partiti della coalizione (Sdi, Verdi, Udeur e Rifondazione). Ma Ds e Margherita non hanno accettato, confermando invece la richiesta di quattro assessori, avanzata subito dopo il successo elettorale del centrosinistra. Così De Franciscis si è dimesso. Una decisione che ha fatto preoccupare Vannino Chiti, coordinatore della segreteria dei Ds: «È assurdo consumare una vittoria sul tavolo delle incomprensioni e delle divisioni — ha detto — Si dia vita immediatamente a un chiarimento, con intenti e volontà costruttivi. Si lavori per ritrovare subito l'unità della coalizione». Ma nel centrosinistra si era cominciato a discutere già una settimana fa. Il casus belli era stata la nuova Giunta formata da Gian Mario Spacca, nelle Marche, dalla quale era stata tagliata fuori l'Udeur. «Con la nostra esclusione — aveva commentato Mauro Fabris, capogruppo al Senato del Campanile — si sancisce una rottura nel centro-sinistra che avrà immediate conseguenze a livello nazionale: i Popolari-Udeur non entreranno in nessuna delle nuove Giunte che si stanno costituendo». E ad aggravare la situazione è arrivata, qualche giorno dopo, anche l'esclusione degli esponenti del partito di Mastella dalla Giunta del Comune di Venezia. E ieri è toccato ad Antonio Di Pietro protestare, appellandosi addirittura a Prodi. «Invitiamo il neo-presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola a non umiliare chi lo ha aiutato a vincere. Vendola ha vinto grazie all'aiuto di tutti coloro che si sono spesi per lui e tra questi sicuramente si possono annoverare L'Italia dei Valori, i Verdi e Lista primavera. Escludere queste forze politiche dalla giunta regionale e preferire ad esse altrettanti assessori di nomina presidenziale, scelti tra i propri amici, è allo stesso tempo atto di prepotenza politica e nepotismo personale. Noi di Idv non vogliamo e non possiamo credere che Nichi Vendola rientri in questa categoria di politici e preferiamo sperare fino all'ultimo in un suo gesto di responsabilità. Soprattutto ci auguriamo che Romano Prodi, come leader della coalizione, sappia far valere le regole e le logiche di squadra rispetto a quelle individuali. Dopodichè ognuno si assumerà le proprie responsabilità anche in vista delle elezioni politiche nazionali del 2006».

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