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Le nomine dell'Antitrust dividono Dl

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Dopo un'intervista di Enrico Manca al Riformista, il senatore Nando Dalla Chiesa ieri lo ha attaccato duramente. «Con argomenti assolutamente incongrui, cioè che il solo esercizio della critica tipico di ogni democrazia diventerebbe intolleranza, ossia negazione della democrazia — ha spiegato — Enrico Manca ha sentito la necessità di difendere le indifendibili nomine di Pera e Casini all'Antitrust. L'ex presidente della Rai evoca impropriamente la cultura liberale, la quale, come ha autorevolmente sostenuto Mario Monti, semmai prescrive intransigenza sulle regole, sulle garanzie e sull'indipendenza delle Authority». «Per un verso — ha proseguito — questo intervento non sorprende, per altro verso, suscita più di un interrogativo. Non sorprende se si considerano i suoi rapporti non solo con Antonio Pilati ma anche con il più stretto ambiente degli amici del premier. Gli interrogativi sono invece i seguenti: Manca esprime il punto di vista del petalo cosiddetto socialista della Margherita o questo petalo ha concezioni più liberali e più garantiste del servizio pubblico? Davvero la cultura liberale prevede una trasmigrazione continua da una Authority all'altra, una volta finito il proprio mandato?» «Mi limito a precisare che durante i sei anni della mia presidenza l'azienda pubblica ha vissuto la fase di più acuta concorrenza con Fininvest portando sempre la Rai in sensibile vantaggio sul concorrente privato», ha replicato Enrico Manca. «Questi dati inoppugnabili sono facilmente riscontrabili da riscontri Auditel e come, del resto, è ampiamente documentato in saggi e libri sulla storia della Tv».

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