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Rai, consiglieri «incatenati» dalla legge In Vigilanza Paolo Francia attacca la struttura sportiva. E Cattaneo avvia un' indagine interna

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..Parafrasandoil titolo di un vecchio sceneggiato della Rai, si fotografa la situazione del CdA di viale Mazzini. Che potrebbe restare così, «a quattro», orfano dell'Annunziata e con il consigliere anziano Francesco Alberoni presidente in pectore fino al dopo elezioni, momento in cui Giorgio Rumi dovrebbe (come ha più volte annunciato) far le valige. Oppure potrebbe (difficilmente) prevalere un'ipotesi più moderata con Rumi «garante» ma non presidente e gli altri costretti a svolgere «solo l'ordinaria amministrazione». Ma è probabile che i consiglieri «incatenati» al cavallo della Rai, subiscano un terremoto pre-elettorale. «Sto vivendo un'esperienza surreale: da quando sono approdato al settimo piano, ho passato un mese a commentare la mia nomina e un anno e mezzo a commentare le mie dimissioni», confida agli amici il consigliere Marcello Veneziani, che entro il 1 giugno tirerà fuori la sua dichiarazione d'intenti. Due le ipotesi principali: dimettersi subito, prima che lo faccia Rumi, in modo da evitare il «congelamento a tre» previsto dalla legge; decidere di rimanere saldo al proprio posto, non solo «da figurante» però, ma per «operare» su tutto ciò che serve e raggiungere anche gli obiettivi culturali e qualitativi previsti. In sintesi, il contrario di quello che vorrebbe fare Rumi. Ciò che sicuramente vuole Veneziani è far capire che lui non aspetterà le elezioni. Dichiarare le proprie intenzioni prima dell'appuntamento elettorale è fondamentale. Nel caso in cui dovessero lasciare Veneziani o Rumi (tutti e due non è possibile), allora rimarrebbe il CdA «a tre» che ha il dovere, secondo la Gasparri, di procedere alla fusione con Rai Holding entro 60 giorni dalla pubblicazione (prima settimana di luglio). E se pure gli altri tre consiglieri decidessero di abbandonare? Non potrebbero. O meglio, sarebbero liberi di rassegnare le dimissioni, ma non di andar via. Rimarrebbero quindi «congelati» o in «prorogatio» (come successe per Staderini) fino a quando non saranno maturi i tempi per la nomina dei nuovi consiglieri secondo le norme della Gasparri. Se poi si considerano gli altri compiti urgenti da assolvere, come quello della prima fase della privatizzazione del servizio pubblico e il digitale, allora si arriva alla fine dell'anno. Insomma, fino alla scadenza naturale di febbraio-marzo, il CdA (a tre o a quattro), a meno di colpi di scena istituzionali imprevisti, rimarrà in sella, nonostante la volontà dei suoi protagonisti. Futuro del CdA a parte, ieri l'attenzione si è concentrata sulla protesta dei precari e su quanto accaduto in Vigilanza nel corso dell'audizione di RaiSport. L'ex direttore degli Acquisti Sportivi Paolo Francia ha prima attaccato alcune decisioni del direttore generale Cattaneo, come la creazione di una direzione ad hoc per gli Acquisti Sportivi, puntando poi il dito sui «problemi di etica interna a Rai Sport». Dopo il lungo j'accuse, però è tornato sui suoi passi, anche a seguito di una violenta bagarre scoppiata in Rai fra i vari «colonnelli», ha preferito ridimensionare la sua polemica, smentendo inoltre di aver attaccato il dg, al quale in ogni caso il presidente della Vigilanza Petruccioli ha già inviato una registrazione. Dopo l'audizione Cattaneo ha immediatamente avviato un'audit interna per verificare se le dichiarazioni del responsabile del Dipartimento Sport corrispondono al vero. Cattaneo punta ad avere il più rapidamente le conclusioni per valutare l'opportunità di possibili interventi, anche di tipo legale.

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