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Prc- Pdci, «protestiamo». I Ds, «no». I Verdi: ignoriamolo. Rutelli: esponiamo le bandiere della pace

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ll presidente Usa a Roma per il 4 giugno anniversario della liberazione della città. I «pacifisti» pronti a contestare Sinistra divisa anche sulla visita di Bush

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Una visita che mette in difficoltà le sinistre che tornano a spaccarsi fra loro. I partiti d'opposizione non possono negare il valore della liberazione, ma sono occupatissimi da mesi a demonizzare l'intervento Usa in Iraq e il governo Berlusconi che ha mandato i soldati per aiutare la normalizzazione di quel Paese. Oltretutto, il movimentismo pacifista incalza e nessuno dell'opposizione resiste alla tentazione, accorrendo sotto le bandiere del «mai con Bush» dieci giorni prima delle elezioni, di cercare di prendersi qualche voto in più in quell'area, specialmente ora che si può sfruttare anche la vicenda delle torture. L'idea è quella «pacifista» di accogliere con una manifestazione ostile il presidente americano. I toni più duri vengono dal Pdci: il segretario Diliberto argomenta che il presidente Usa sapeva delle torture e quindi «è un criminale di guerra», Cossutta dice che bisogna spingere per il ritiro delle truppe italiane in modo da mettere in difficoltà Washington. Il leader del Prc, Bertinotti, non è da meno: il 4 giugno, per l'anniversario della liberazione della capitale, «ci sarà una mobilitazione a cui - dice - noi parteciperemo» perché, spiega «credo che si debba protestare per questa visita e non ha senso dire che non lo si deve fare perché gli americani hanno concorso con i partigiani a liberarci dal nazismo». Appare evidente la pressione verso i Ds, che hanno già i loro problemi con la forte minoranza interna del correntone. Tanto che D'Alema risponde: certo che siamo contro la politica di Bush, certo che proviamo orrore davanti alle torture, però non si può mica andare in piazza «per contestare le celebrazioni per la liberazione di Roma: faremmo - dice - solo un favore a Berlusconi». Quindi, aggiunge, «dobbiamo trovare delle forme civili per manifestare il nostro dissenso verso la politica di Bush», senza contestare il 4 giugno. Anche il leader della Cgil Epifani non è d'accordo sulla manifestazione: «Mi sto occupando di altre cose per il momento - dice - verrà il tempo anche di occuparsi di questa vicenda. Ma, se fosse per me, risponderei col silenzio». Simile la posizione di Pecoraro Scanio, leader dei verdi: per i responsabili delle torture chiede «una corte internazionale», poi si celebri il 4 giugno ma «senza intervenire a manifestazioni che prevedano la presenza di Bush». E la Margherita? Rutelli si mostra infastidito: basta con queste polemiche, dice. Quindi dice la sua: tutti quelli del listone Prodi espongano «bandiere arcobaleno con la scritta "Pace e libertà" per ricordare che siamo grati e riconoscenti agli americani per aver concorso con noi alla liberazione», senza confondere questo con la «nostra critica all'amministrazione Bush». Dalla Cdl, mentre il ministro Frattini dice «Accoglieremo il presidente Bush come il presidente di un grande paese amico», il segretario del Cdu Follini pensa che l'opposizione non dovrebbe scendere in piazza ma che il governo deve rappresentare agli Usa «dentro un rapporto di lealtà, alleanza e amicizia, la preoccupazione per come si sono messe le cose e la forte necessità di correggere la rotta e di accelerare l'internazionalizzazione di questa crisi». E Italo Bocchino, vice coordinatore di An, dice che la sinistra italiana è regredita fino alla fase dello «Yankee go home». D. T.

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