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«Smontarla e riassemblarla secondo le nuove esigenze»

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In sostanza serve, un piano industriale «con una redditività tale da consentire un investimento». Il futuro di Alitalia infatti passa, secondo l'ex ad della compagnia, Domenico Cempella, attraverso un «progetto di sviluppo» che deve coinvolgere in primo luogo l'azienda. Cempella, intervenendo alla trasmissione «Otto e mezzo» de La 7, sostiene che solo dopo aver creato i presupposti per un investimento, lo Stato può intervenire senza incorrere nelle sanzioni Ue. E questo perché, aggiunge l'ex ad, «un paese che vuole puntare allo sviluppo dell'economia presuppone la presenza di un trasporto aereo evoluto, con un compagnia globale». Il fallimento di Alitalia «è un'ipotesi cui mi ribello completamente», commenta il presidente di Rcs quotidiani, Cesare Romiti, che si oppone fermamente alla possibilità che la compagnia possa essere messa in liquidazione, sottolineando che «mi ribolle il sangue nelle vene quando sento dire fallisce, lasciamola fallire». L'Alitalia, spiega Romiti, «non è un'azienda, è il trasporto aereo in italia. Siamo un paese che vive con il traffico turistico e anche d'affari. Pensate se non avessimo la compagnia, perderemmo il settore del settore aereo!». Si tratterebbe di una eventualità «inconcepibile per uno Stato che voglia rimanere stato e continuare ad esercitare la sua funzione». Prima salvare Alitalia, poi, semmai, costruire il Ponte sullo Stretto di Messina, aggiunge poi Romiti che ritiene «indispensabile» salvare la compagnia «anche a costo di impiegare somme enormi» per ricapitalizzarla e sottolinea come «si debba pensare prima ad Alitalia e poi, forse, al Ponte di Messina» anche, afferma per salvare tutto il sistema del trasporto e dell'industria italiana. Quanto alla possibilità di dotarsi di compagnie aeree regionali, Romiti afferma che «non avrebbe senso e sarebbe il caos».

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