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UNA minaccia è una minaccia e se la Margherita vorrebbe che l'Annunziata si immolasse, dimettendosi dalla ...

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«Credo non sia accettabile e chiedo al direttore generale di non procedere se non essendo passato prima attraverso l'audizione della Commissione di vigilanza. Così come credo non sia opportuno mettere mano a processi di riorganizzazione alla vigilia di una campagna elettorale in cui il sistema televisivo ha una particolare e delicata responsabilità nel garantire un'informazione pluralistica e obiettiva. Credo che sarebbe saggio sospendere queste decisioni e riparlarne dopo le elezioni del 13 giugno». Intimidazione politica, quella di Fassino? Seguita anche dagli stop di Boselli, Castagnetti e Rutelli che giungono dopo le accuse dell'Annunziata e gli aut aut di Petruccioli. E Cattaneo cerca di rispondere senza dare in escandescenze. Pensare che per tenersi buona l'opposizione ha pure incluso nel walzer di poltrone il diessino e bravo Marcello Del Bosco e Giuseppe Cereda (Margherita) che piace anche al centrodestra. Non solo, ma ha pure pensato di coinvolgere il ribelle Carlo Freccero nell'ideazione di nuovi programmi. Beh, tutto inutile. «Si fa molta confusione sul piano di riorganizzazione della Rai e forse - rileva Cattaneo rispondendo a Fassino- questo dipende dal fatto che il piano è stato portato a conoscenza solo dei componenti del CdA, e le voci che circolano sembrano ispirate da interpretazioni estranee alle logiche aziendali». Insomma, spiega il dg «si tratta di interventi migliorativi che da una parte riportano al centro dell'attività aziendale il prodotto, cioè testate e reti, che tornano ad avere un rapporto diretto con la Direzione Generale, nel rispetto delle leggi, a garanzia del pluralismo. Dall'altra si è proceduto per le strutture non editoriali ad una razionalizzazione per evitare duplicazioni di funzioni». Quindi stoppa le intromissioni esterne: «Un manager - sottolinea Cattaneo - deve guardare solo all'interesse aziendale, e per questo, una volta definito il piano dopo un lavoro durato molti mesi e che ha coinvolto il management, ha il dovere di portarlo al CdA che ha il diritto-dovere di esaminarlo per approvarlo o respingerlo. Altre considerazioni come quelle di tipo politico, non appartengono alla mia formazione e alla mia mentalità». Ma qualche problemino Cattaneo ce l'ha anche nel CdA. Qualche perplessità viene dal consigliere Giorgio Rumi, che, come già avevamo anticipato, non sarà alle riunioni di lunedì e martedì prossimo: «Il piano di ristrutturazione? secondo me rischiamo una specie di abbuffata di cambiamenti». Più netta la posizione di Marcello Veneziani, che ribadisce il suo giudizio sulla posizione della Annunziata: «È così a priori che sarebbe stata espressa comunque, a prescindere dal tipo di piano». L'Usigrai intravede invece rischi per l'autonomia delle reti ed esprime preoccupazione per le voci di una possibile sostituzione, alla guida di Raitre, di Paolo Ruffini. Mentre da Forza Italia Giorgio Lainati ribadisce che per il piano di riorganizzazione non serve il consenso della Vigilanza». Intanto, il comitato di redazione del Tg1, bolla come «gravissimi» i richiami rivolti a Lilli Gruber, che avrebbe definito «discussa» proprio la Gasparri. Giu.Cer.

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